V domenica del tempo di Pasqua

Rito ambrosiano

Giovanni 14, 21-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».

Commento

Nel primo versetto di questo brano Gesù riafferma l’idea decisiva che si ama la sua persona solo se c’è l’osservanza concreta dei suoi comandamenti. In realtà si tratta dell’unico comandamento dell’amore che ci fa entrare nella comunione con la Trinità e con i fratelli. attenzione a non immaginare questa frase come un obbligo del tipo  do ut des, che è il modo tipico di relazionarci tra noi. Il vangelo ci mostra che Gesù ci ama in modo preveniente, gratuito e senza condizioni. Il suo dono è incondizionato. Ma questo dono porta frutto nella nostra vita solo se riconosciamo Gesù come il dono che viene dal Padre per la nostra vita e accettiamo di farlo entrare in questa vita con la concreta somiglianza al suo modo di vivere, questo infatti significa ubbidire ai suoi comandamenti.

La domanda dell’apostolo Giuda Taddeo: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?», rivela un fraintendimento. L’apostolo crede che Gesù abbia privilegiato alcuni e lasciato altri senza la manifestazione dell’amore del Padre.

La domanda permette a Gesù di chiarire ancora una volta il suo pensiero: solo chi ama potrà partecipare alla manifestazione che il Figlio ha fatto del Padre. Il “mondo”, l’“uomo carnale” si escludono da se stessi, perché non hanno intenzione di amare e non possono perciò conoscere il Padre, che è la sorgente stessa dell’amore.

Coloro che accettano Gesù e il suo comandamento faranno l’esperienza del rinnovamento interiore. Tale rinnovamento è così profondo che non ci sono parole per descriverlo. Gesù ci dà però un’idea con l’immagine della inabitazione: “il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

La distanza tra Dio e l’uomo è completamente colmata, non siamo mai lontani da lui. Dio opera sempre per la nostra trasformazione interiore per farci a sua immagine. Tutto ciò sempre nella libertà vera.

Rito romano

Giovanni 14,1-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Commento

Gesù prepara i discepoli alla separazione della passione, ma essi non possono fare a meno di essere turbati.
Turbati, perché capiscono che viene meno il loro sogno di liberazione di Israele,
che Gesù sarà loro sottratto e che il futuro si farà più che incerto.
Il turbamento dei discepoli è vicino al nostro, quando problemi seri e persistenti sembrano sopraffarci e pensiamo che Dio si sia allontanato da noi.
Gesù, consapevole della difficoltà in cui si trovano i discepoli, indica loro la via per superare questo turbamento.
Spiega che lui stesso è la via per giungere alla soluzione. Lui è la via, perché è la verità e la vita.
E la soluzione del turbamento, la fine della via è il dono del Padre, che accoglie tutti i suoi figli.
La vita dell’uomo è un dono che viene silenziosamente dal Creatore. Arriva a tutti gli uomini, lo sappiano o non lo sappiano.
Lungo tutto il vangelo, ai discepoli, Gesù fa comprendere di essere il dono più grande che Dio ci fa.
Ma adesso Gesù ci rivela che il Padre stesso si fa dono per noi.
Siamo al vertice dell’autorivelazione di Dio verso di noi.
Dio vuole colmare ogni distanza tra noi e lui. Viviamo di Lui.
In questa luce appare chiaro che non devono essere tanto i problemi a turbarci, quanto la reazione insensibile o superficiale a questo dono indescrivibile.
Adesso possiamo comprender le parole di Santa Teresa d’Avila : “Solo Dio basta!”.
Superato il turbamento, perché innamorati di Dio, compiremo le opere di Dio in mezzo ai nostri fratelli e porteremo un frutto che sorprenderà per primi noi stessi.

Buona domenica

don Michele Aramini