- Trinità (I Domenica dopo Pentecoste)
Rito ambrosiano
Giovanni 16,12-15
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Rito romano
Giovanni 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Commento unico
Per me è la riflessione più difficile dell’anno liturgico. Lo stesso vale anche per gli artisti, che hanno sempre avuto gravi difficoltà a rappresentare la SS. Trinità, compreso Masaccio di cui vi propongo l’opera. Comunque, proviamoci.
Le Storie di Giuseppe di Thomas Mann si aprono con la passeggiata di Abramo che si allontana un poco dalla sua tenda per contemplare le stelle nel buio della notte, e il suo pensiero va a … a chi?
Non conosce ancora alcun Dio. È la condizione dell’umanità che certamente può avere l’idea del Creatore, ma restando prigioniera di una certa nebulosità, se non addirittura facendosi idee distorte sul Creatore. Il cammino delle religioni non cristiane ci testimonia dello sforzo umano di arrivare a Dio. Molte cose sono positive in questi cammini umani, ma altre rivelano i gravi limiti della ragione umana e della fragilità nell’amore che ci affligge.
Il vangelo di Giovanni ci dice che solo il Figlio conosce il Padre e solo attraverso il Figlio anche noi possiamo conoscere il Padre e lo Spirito. Il cristianesimo non cerca il dio ignoto, ma esprime il Dio che viene a cercare l’uomo e si fa conoscere e in Cristo diventa servitore dell’uomo.
Solo se Dio si rivela da se stesso, possiamo conoscerlo. Possiamo comprendere questa verità pensando a noi stessi: possiamo essere conosciuti dai tanti gesti e dalle parole che compiamo e diciamo, ma il nostro intimo rimane segreto a meno che non siamo noi stessi a rivelarlo.
Tutta la missione di Gesù è protesa a questa rivelazione: il cuore di Dio si spalanca e scopriamo che è una comunità d’amore. Meraviglioso, perché solo l’amore fa vivere.
E la rivelazione continua. Questo Dio ci ama e vuole comunicarci abbondantemente la sua stessa vita.
E ancora: noi siamo creati a sua immagine. Perciò il senso della nostra vita è quello di essere costruttori di comunione. Anche noi siamo chiamati a far vivere.
Vocazione difficile, ma possibile con Gesù che ci rivela il profondo amore del Padre per noi e ci fa dono dello Spirito Santo.
Non saranno i libri a farci comprendere l’Unitrinità divina, ma la risposta sincera d’amore. Più ameremo e più capiremo quanto è bello il nostro Dio.
Buona festa della ss. Trinità
Don Michele