In rito ambrosiano alcune parrocchie potrebbero celebrare la II domenica dopo Pentecoste. Altre il Corpus Domini come nel romano.

Ambrosiano II Domenica dopo Pentecoste. Matteo 5, 2.43-48

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare e insegnava alle folle dicendo: 43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Commento

Siamo sempre dentro il Discorso della Montagna, dove i discepoli scoprono di dover essere puri di cuore e costruttori di pace.Il testo ci presenta una delle antitesi di Matteo, nella quale Gesù ci invita a interrompere il corso della violenza, anche rinunciando al nostro proprio diritto.Nell’antitesi che precede, quella di amare i nemici, Gesù aveva invitato a porgere l’altra guancia e già qui ci troviamo in difficoltà. Infatti il porgere l’altra guancia è considerato spesso segno di una debolezza che non vogliamo accettare. In realtà le cose stanno diversamente: è il forte a porgere l’altra guancia, perché sa dominare le proprie reazioni, sa dove porta la reazione della vendetta, perché vuole interrompere la catena del male. Il debole reagisce stoltamente con l’istinto aggressivo.Ma Gesù va oltre e propone addirittura, nel passo che leggiamo oggi, l’amore per i nemici.

Secondo lui, il supremo esempio della purezza di cuore è l’amore per i nemici. Nella cultura ebraica, invece era accettato anche il principio della comunità di Qumran: “Odierai i tuoi nemici”.Anche qui ci troviamo in difficoltà e occorre una breve spiegazione.Il discepolo di Cristo ha una identità nuova, che esclude in assoluto la violenza. Essere figlio di Dio significa somigliare a lui nel modo di agire, eliminando ogni discriminazione tra amici e nemici. Come Dio, il quale non considera nessuno suo nemico, anche il cristiano non ha nemici.

Altri possono considerarsi nostri nemici ma noi, se siamo fedeli a Gesù di nemici non ne abbiamo, abbiamo solo fratelli da amare. Questa è la nuova identità che ci ha regalato Gesù. Questo è il nostro modo di essere somiglianza del modo di essere di Dio.La perfezione umana non sta nell’osservanza della legge, ma nell’imitazione del Padre che ama tutti senza eccezione.Molti sorridono di questo messaggio ritenendolo irrealistico, ma lo scherno diventa disperazione se pensiamo alla catena di violenza che sconvolge il mondo in tutte le sue generazioni. I conflitti sono generati da coloro che si pensano intelligenti e credono di risolvere i conflitti con la forza.Anche noi cristiani spesso ci adeguiamo a questo modo di fare, dimenticando che Gesù ci ha portato il tesoro di una vita veramente nuova, pacifica, misericordiosa e gioiosa. Possibile.

Corpus Domini romano e ambrosiano

Giovanni 6, 51-58 In quel tempo, Gesù disse alla folla:

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Commento Certo che Gesù ha una bella pretesa, per vivere, per vivere bene, anzi per vivere per sempre occorre nutrirsi di Lui.

Come meravigliarsi se i suoi ascoltatori finiranno con il dire che le sue parole sono troppo dure. Oggi i nostri contemporanei direbbero e dicono, come i giudei di allora, io senza di te vivo benissimo.

Se consideriamo poi tutta l’abbondanza di cibo che abbiamo noi occidentali, figurarsi se abbiamo bisogno che qualcuno si faccia nostro cibo.
Che dire? Diciamo che è ovvio che possiamo vivere senza Dio.

Pur essendo stati creati da Lui, possiamo tranquillamente fare a meno di Lui e in gran parte facciamo tutto ciò che ci aggrada, in modo del tutto autonomo da Dio.

Ma questa nostra autonomia è volontà di Dio. Se non potessimo vivere così non ci sarebbero né libertà né amore. Sarei un servo alla catena.
Allora le cose stanno così: io posso vivere senza Dio.

Può darsi però che sul mio cammino incontro Gesù e scopro che se lo ascolto mi succede qualche cosa di bello, anzi di bellissimo.

Scopro che potrei essere liberato dal mio lato oscuro, che tanto dolore provoca a me e a coloro a cui dico di volere bene.

Scopro che mi libera dal non senso di tanti miei gesti che, non essendo amorevoli, sono insensati.

Scopro che mi offre una speranza oltre la morte. Alla fine scopro che quello che avevo prima di incontrare Gesù era un dono suo, e che i suoi doninon finiscono mai per chi si fida di lui.

E ogni domenica lui rinnova il suo dono per me. Un dono che prepara lamia risurrezione morale adesso, e quella definitiva dopo la morte.
E se appena appena ho un poco di testa, non me li lascio scappare questosuo dono e il suo abbraccio.

Buona domenica a tutti!

don Michele Aramini