Rito Ambrosiano IV domenica dopo Pentecoste Luca 17, 26-30.33 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli:26 Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27 mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. 28 Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29 ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. 30 Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. 33 Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Commento Non c’è nulla di intimidatorio in questa piccola apocalisse del vangelo diLuca. Anzi Gesù dà le indicazioni per sfuggire al danno di una vita privadi amore per Dio e per gli uomini. Nel versetto 31, che non è riportato nella lettura di oggi, si dice: “In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro”. Quindi Gesù non minaccia, ma aiuta a leggere la qualità della vita che si sta vivendo, evitando un esito di fallimento. Attraverso l’esempio del tempo di Noè, Gesù spiega ai discepoli che il regno di Dio è già presente in mezzo a loro, ma sotto il segno della croce. Per questo sembra che vinca il male, ma in realtà è la logica di Dio che vince perdendo. Tutto sarà chiaro nel giorno del Figlio dell’uomo, la cui venuta riempie di speranza il credente e illumina ogni sua decisione attuale.Il discepolo è come Noè e Lot che si preparano attivamente alla salvezza, mentre i loro contemporanei, come tutti i contemporanei di sempre, non si accorgono di nulla: dimentichi di Dio, incurvati solo nelle proprie occupazioni pratiche.Certo, anche il discepolo si occupa di queste cose, ma senza esserne angosciato e con spirito diverso. Cerca innanzitutto il Regno, e sa che il resto è donato in aggiunta a chi conosce il Padre. Il giudizio finale è perciò anticipato nel presente quotidiano. Il regno è qui ed ora per coloro che lo cercano e gli si affidano: “Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva”.Questa parola di Gesù è chiave di discernimento e criterio di azione. L’uomo si perde perché, mosso dall’egoismo, cerca di salvarsi. Si salva se, mosso dallo Spirito di Cristo, sa perdersi per amore. Rito Romano XIII TO Matteo 10, 37-42 In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «37Chi ama padre o madre piùdi me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Commento “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.Si tratta come potete bene capire della pretesa massima di Gesù nei nostri confronti. Egli è un dono per noi, si fa nostro servitore, ci lava i piedi, va sulla croce per noi, ma una cosa ce la chiede: bisogna che prendiamo una decisione per lui.Ma che tipo di decisione dobbiamo prendere?Innanzitutto è una decisione di amore, perché Gesù per noi ha preso la sua decisione d’amore, quindi non possiamo spostarci su un altro piano.Il cristianesimo è innamoramento per il Cristo.Già qui sono dolori, perché sappiamo della nostra debole fede e del nostro fragile amore. Lo dico non in forma moralistica, se fossero più veri e forti avremmo in dono una gioia più grande, perché dare a Gesù qualche cosa, significa avercela in ritorno per cento volte.Poi c’è la questione della nostra libertà che non si decide. Nei nostri tempi in particolare la libertà è paralizzata. Troppe occasioni di scelta la confondono. Ma il vero fattore che la paralizza è il rischio.Usare intensamente la libertà significa rischiare intensamente. Ed abbiamo paura di farlo.Ma dobbiamo farlo. Qui sta il punto della fede: mi fido di Gesù, del suo dono, del suo progetto di vita, del cammino d’amore che mi propone o mi organizzo a modo mio, che poi è il modo del mondo, cioè scarso.Certo Gesù perdonerà i nostri tentativi di stare con il piede in due scarpe, ma è a noi che fa bene tenerli in una sola scarpa. La sua. Buona Domenica! don Michele Aramini |