L’epidemia di COVID-19: le responsabilità di Gao Fu e del governo cinese
Le dimensioni raggiunte dall’epidemia di COVID-19 con il numero di decessi che si aggira sui due milioni, le decine di milioni di persone contagiate, e le emergenze sanitarie ed economiche a livello mondiale mettono in secondo piano le questioni riguardanti il modo in cui l’epidemia è stata gestita ai suoi inizi. Negli articoli sul COVID-19, ad esempio, compare raramente il nome di Gao Fu, che a volte si firma e viene presentato come George F. Gao, anche se come Direttore del Chinese Center for Disease Control and Prevention (CDC Cina), il Centro di Prevenzione e Controllo delle Malattie della Cina, è la massima autorità cinese nel campo delle malattie infettive e della loro prevenzione, e fin dal 31 dicembre 2019 è stato coinvolto direttamente nella gestione dei primi casi dell’epidemia scoppiata nella città di Wuhan, nel distretto cinese di Hubei.
Chi è Gao Fu?
Gao è nato il 15 novembre 1961, ha studiato medicina veterinaria, ma non aveva intenzione di praticare la professione, così, dopo la laurea, si è specializzato in microbiologia ed epidemiologia, ciò che gli ha consentito di dedicarsi alla ricerca sulle malattie infettive.
Il suo notevole curriculum professionale è descritto, per esempio, sul sito dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, NAS, di cui Gao è stato eletto membro corrispondente nel 2019:
“Gao è uno dei più importanti virologi e immunologi a livello mondiale che ha dato alcuni importanti contributi nel suo campo. È molto noto per i suoi contributi scientifici alla comprensione del riconoscimento molecolare dei recettori immunitari ai loro ligandi e alla base molecolare della patogenicità degli agenti patogeni, in particolare dei virus dell’influenza e di altri virus rivestiti, che forniscono informazioni per lo sviluppo di farmaci e anticorpi, e per la prevenzione e il controllo di infezioni in tutto il mondo. Gao ha conseguito il dottorato di ricerca (DPhil) in Inghilterra all’Università di Oxford, e successivamente ha lavorato sia all’Università di Oxford che all’Università di Harvard (con un breve soggiorno all’Università di Calgary). Gao ha lavorato presso l’Università di Agaria di Pechino dal 1986 al 1991, l’Università di Oxford dal 2001 al 2006, è stato Direttore Generale dell’Istituto di Microbiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze dal 2004 al 2008. Gao è stato eletto membro di numerose accademie: nel 2013 dell’Accademia Cinese delle Scienze, nel 2014 della Third World Academy of Sciences (TWAS, conosciuta anche come The World Academy of Sciences), nel 2015 dell’American Academy of Microbiology (AAM); nel 2016 dell’EMBO (organizzazione europea di biologia molecolare) e dell’AAAS (American Association for the Advancement of Science), nel 2016 della RSE (Royal Society di Edimburgo), nel 2017 dell’Accademia africana delle Scienze (AAS) e nel 2018 dell’Accademia Internazionale Eurasiatica delle Scienze.
Campi di ricerca
I campi di ricerca di Gao comprendono il meccanismo di penetrazione e di rilascio dei virus, così come il riconoscimento dei recettori del sistema immunitario dell’ospite. Le sue ricerche si stanno concentrando principalmente sulla penetrazione e il rilascio dei virus, la trasmissione interspecie del virus dell’influenza (salto di specie), la progettazione di farmaci sulla base della struttura e l’immunologia strutturale. Si occupa anche di ecologia dei virus, specialmente della relazione tra il virus dell’influenza e gli uccelli migratori o i mercati del pollame vivo, e l’ecologia e la biologia molecolare dei virus originariamente ospitati nei pipistrelli. Finora ha pubblicato oltre 500 articoli scientifici peer-reviewed e 20 libri o capitoli di libri, con un indice H di 70 (fino all’aprile 2019). La sua ricerca si è recentemente estesa alla politica sanitaria pubblica e alla strategia sanitaria globale. Il suo comportamento eroico nella lotta contro l’epidemia di Ebola nel 2014 è stato molto apprezzato in tutto il mondo: alla guida di un laboratorio mobile cinese ha trascorso due mesi (tra settembre e novembre) in Sierra Leone durante il picco dell’epidemia. Il contributo scientifico di Gao non si è limitato alle scienze biologiche e mediche di base, ma anche alla medicina preventiva e alla salute pubblica, come dimostrano le sue pubblicazioni ‘grand-slam’ in cinque riviste scientifiche di alto livello, come Nature, Science, Cell, The Lancet e The New England Journal of Medicine”.
Si deve aggiungere che Gao è membro della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, il massimo organo consultivo del paese.
Simulazioni di pandemie e di emergenze sanitarie dell’Università John Hopkins
L’Università John Hopkins di Baltimora, nello Stato americano del Maryland, ha organizzato quattro simulazioni per preparare strategie adeguate a eventuali pandemie future. La prima simulazione, dal nome Dark Winter, si è tenuta nel 2001, e ha riunito esperti di sicurezza nazionale per affrontare i problemi provocati da un focolaio fittizio di vaiolo. Nel gennaio 2005 la simulazione Atlantic Storm ha riguardato un possibile scenario provocato da un attacco bioterroristico. Nel 2018 la simulazione ha ipotizzato una pandemia provocata da un agente patogeno Clade X, che ha anche dato il nome alla simulazione, e che avrebbe provocato 900 milioni di morti.
L’ultima simulazione, Event 201, si è tenuta a New York il 18 ottobre 2019 con la collaborazione dell’Università John Hopkins, del World Economic Forum e della Fondazione Bill & Melinda Gates. Alla simulazione hanno partecipato oltre ad alcuni esperti di epidemiologia anche rappresentanti di governi e di NGO, dirigenti di istituzioni e industrie private e di istituti finanziari.
L’Event201 ha proiettato i partecipanti proprio nel bel mezzo di un’epidemia di coronavirus incontrollata che si stava diffondendo a macchia d’olio dal Sud America, provocando il caos in tutto il mondo. L’epidemia sarebbe stata seguita da una agenzia di stampa fittizia, la ‘GNN’, i cui giornalisti riferivano che il virus immunoresistente (soprannominato CAPS) stava paralizzando i commerci e i viaggi, facendo precipitare in caduta libera l’economia globale. Nei social media sarebbero state diffuse false informazioni, i governi stavano crollando e i cittadini si ribellavano.
L’ipotetico coronavirus CAPS, simile a quello della SARS ma un po’ più trasmissibile e un po’ più letale di quello dell’influenza, sarebbe risultato resistente a qualsiasi vaccino esistente, mentre gli scienziati erano impegnati a svilupparne uno. La popolazione, nel frattempo, era in rivolta per il limitato accesso al rimedio più utile: un antivirale immaginario efficace per il trattamento di alcuni sintomi del CAPS. Questo scenario veniva considerato realistico, poiché anche per le precedenti epidemie di SARS, di MERS e per i vari virus di influenza aviaria dell’ultimo decennio non era stato disponibile alcun vaccino. In questa simulazione, il CAPS avrebbe provocato un bilancio di 65 milioni di vittime in 18 mesi, superando la pandemia più letale della storia, l’influenza spagnola del 1918.
A questa simulazione hanno partecipato dirigenti di imprese farmaceutiche, della compagnia aerea Lufthansa e della Fondazione Bill & Melinda Gates, ma solamente solo due epidemiologi, uno dei quali è stato George F. Gao, e, curiosamente, nessun rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il 18 ottobre 2019 Gao Fu ha partecipato a questa simulazione della gestione di una pandemia da coronavirus come uno degli esperti più qualificati a livello mondiale per affrontare il problema proprio un mese e mezzo prima dei primi casi di polmonite da coronavirus in Cina, e, con le sue ricerche sulla relazione tra il virus dell’influenza e gli uccelli migratori o i mercati del pollame vivo, e l’ecologia e la biologia molecolare dei virus originariamente ospitati nei pipistrelli, poteva quindi sembrare proprio predestinato a gestire l’epidemia in modo ideale.
Breve cronistoria degli inizi dell’epidemia di COVID-19
Il sito dell’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha pubblicato il 16 aprile un’intervista a Zhang Jixian, la dottoressa che per prima ha segnalato i casi di polmonite sospette. Questa intervista rivela alcuni importanti dettagli sugli inizi dell’epidemia:
“Il 26 dicembre 2019, una coppia di anziani di un comune vicino si è presentata all’ospedale provinciale di Hubei di medicina integrata cinese e occidentale con sintomi come febbre, tosse e stanchezza, che ‘sembravano riferibili a una influenza o a una comune polmonite’, ricorda Zhang, direttrice del dipartimento di medicina respiratoria e di terapia intensiva dell’ospedale. Ma quando Zhang il giorno seguente ha ricevuto le immagini della TAC, il medico di 54 anni ha notato caratteristiche diverse dall’influenza o da una comune polmonite e, dopo averle esaminate, ha voluto sottoporre a una TAC anche il loro figlio. […] È stata l’insistenza di Zhang a trovare la seconda prova: i polmoni del figlio mostravano le stesse anomalie di quelli dei suoi genitori. ‘È improbabile che tutti e tre i membri di una famiglia abbiano contratto la stessa malattia nello stesso momento, a meno che non si tratti di una malattia infettiva’, ha detto Zhang a Xinhua. Sempre il 27 dicembre, l’ospedale ha ricevuto un altro paziente con tosse e febbre e ha mostrato lo stesso quadro polmonare nella TAC. […] lo stesso giorno la dottoressa ha presentato un rapporto all’ospedale, che è stato inviato subito al centro distrettuale di controllo e prevenzione delle malattie. ‘Il rapporto riguarda la scoperta di una malattia virale, probabilmente infettiva’, ha affermato. […] L’arrivo di altri tre pazienti con immagini polmonari simili nei due giorni seguenti ha ulteriormente allarmato l’ospedale che, il 29 dicembre, ha organizzato un consulto con 10 esperti per discutere i sette casi. La loro valutazione che si trattasse di una situazione straordinaria, oltre alle informazioni su due casi simili in altri ospedali, ha spinto l’ospedale a notificarla direttamente alle autorità sanitarie comunali e provinciali. […]
La Commissione Nazionale di Sanità (National Health Commission, NHC) ha inviato un gruppo di lavoro e un team di esperti nelle prime ore del 31 dicembre a Wuhan per guidare la risposta all’epidemia e condurre indagini sul posto”.
I primi tre casi appartenenti allo stesso nucleo familiare indicavano la contagiosità dell’infezione, per questo il 27 dicembre la dottoressa Zhang ha creato all’interno del reparto un’area di isolamento per i primi quattro pazienti e ha chiesto ai medici del reparto di aumentare le misure protettive. Il 29 dicembre, poi, ha ordinato al personale del reparto, medici e infermieri, di indossare una maschera.
Sulla base della segnalazione dell’ospedale della dottoressa Zhang, il 30 dicembre la Commissione sanitaria municipale di Wuhan ha emesso “un avviso urgente sul trattamento di una polmonite di causa sconosciuta”, destinato unicamente alle istituzioni sanitarie di sua competenza e che sarebbe dovuto rimanere riservato, ma alcuni medici, tra cui l’oculista Li Wenliang, si sono scambiati alcune informazioni al riguardo su una chat e così hanno diffuso la notizia. Il giorno seguente, il 31 dicembre i casi di polmonite sospetti sono stati centralizzati nell’ospedale Jin Yin-tan di Wuhan per essere assistiti da un’equipe di medici, autorità sanitarie locali con il coinvolgimento anche del CDC Cina, anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stata informata di questi casi di polmoniti da eziologia sconosciuta. Dato che le prime indagini epidemiologiche avevano messo i casi di polmonite in relazione al mercato ittico di Wuhan, questo è stato chiuso il 1° gennaio 2020 per essere sanificato.
Tra i casi ospedalizzati fino al 2 gennaio gli esami avevano confermato 41 casi di infezione da coronavirus, ma solo 27 di loro avevano avuto contatti con il mercato ittico Huanan di Wuhan. Il 3 gennaio il numero dei casi era salito a 44.
In una intervista del 10 gennaio alla rivista Science Xu Jianguo, direttore del Laboratorio di Stato per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive di Pechino, una sezione del CDC, ha dichiarato che le ricerche sull’epidemia erano dirette dal CDC, ma che erano coinvolti anche numerosi gruppi di altre agenzie governative. Lui stesso era a capo di un comitato che doveva valutare i risultati delle ricerche e fare delle raccomandazioni alla Commissione Nazionale di Sanità. Nell’intervista, Xu Jianguo sosteneva che da giorni non vi erano stati nuovi casi e che “l’epidemia era circoscritta”.
Sulla base delle informazioni ricevute, l’OMS ha emesso un comunicato il 12 gennaio: le autorità cinesi avevano dichiarato di avere identificato e seguito 763 stretti contatti dei pazienti, tra cui alcuni sanitari, ma di non avere riscontrato altri casi di infezione da coronavirus, e quindi non sarebbe esistita una chiara evidenza di un passaggio del virus da uomo a uomo.
Un articolo on line del 14 febbraio del Global Times, il periodico in lingua inglese a cura del Giornale del Popolo, quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese, denuncia che non ostante gli allarmi dei sanitari locali, i primi quattro nuovi casi di infezione da coronavirus dopo quelli segnalati agli inizi di gennaio sono stati comunicati solamente il 18 gennaio.
Fino al 20 gennaio le autorità cinesi hanno sostenuto l’origine zoonotica del contagio, cioè che le persone ammalate erano state contagiate da un animale, e che non vi erano elementi che dimostrassero il contagio da uomo a uomo. Basandosi su queste informazioni, l’OMS e altre agenzie internazionali hanno formulato le loro raccomandazioni riguardo a viaggi e commerci dalla e alla Cina. La prima raccomandazione, risalente al 10 gennaio, non riteneva necessarie restrizioni, ma consigliava unicamente di evitare contatti con persone che avessero presentato sintomi di un’affezione polmonare acuta, e sconsigliava la visita di mercati dove venivano venduti animali vivi o morti. Solamente il 24 gennaio l’OMS ha modificato tali raccomandazioni rendendole più severe.
La possibilità della trasmissione del virus da uomo a uomo è stata ammessa ufficialmente solamente il 20 gennaio in una intervista rilasciata dal dottor Zhong Nanshan, consigliere medico del governo centrale, alla rete televisiva CCTV, la televisione centrale cinese. Il dottor Zhong ha comunicato che negli ultimi giorni erano aumentati i casi e che anche un certo numero di sanitari a Wuhan era stato contagiato, e dava alla popolazione le prime raccomandazioni per evitare il contagio.
Gao Fu e gli inizi dell’epidemia a Wuhan
Nell’articolo del Global Times del 14 febbraio Jiang Shigong, professore di Diritto nell’Università di Pechino, muove gravi accuse alle autorità sanitarie locali e regionali, agli esperti del Centro cinese di controllo e prevenzione delle malattie (CDC) inviati da Pechino e anche al suo Direttore generale, Gao Fu. “In una prima fase dell’epidemia Gao Fu, Direttore generale del CDC, ha anche sostenuto che il virus non mostrava alcun segno di trasmissione da uomo a uomo, ma, secondo i media, in un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine rivela che c’era stato un caso della trasmissione da uomo a uomo a metà dicembre. Tali affermazioni contraddittorie al riguardo hanno anche suscitato nella popolazione dubbi sul fatto che esperti di alto livello inviati dal CDC avessero nascosto i fatti o fossero troppo conservatori per giudicare correttamente la situazione.
I media locali hanno citato la risposta di Gao al dibattito online: ‘Questa è un’analisi retrospettiva, non sappiamo quale fosse la malattia a metà dicembre’ e ha sostenuto che il pubblico aveva confuso l’articolo di ricerca con la diagnosi clinica”.
L’articolo a cui viene fatto riferimento è stato pubblicato sul sito del The New England Journal of Medicine dell’università di Harvard il 29 gennaio e arrivava alle seguenti conclusioni: “Sulla base di queste informazioni, vi sono prove che la trasmissione da uomo a uomo si è verificata tra stretti contatti a partire dalla metà di dicembre 2019. Saranno necessari sforzi considerevoli per ridurre i contagi e per controllare i focolai se dinamiche simili si verificheranno altrove”.
La giustificazione di Gao non è soddisfacente, è chiaro che la possibilità del contagio da uomo a uomo è stata dimostrata solo retrospettivamente, ma la questione è sapere esattamente quando il gruppo di ricerca ha avuto la certezza del contagio da uomo a uomo e quali conseguenze ne ha tratto oltre alla stesura di un articolo per una rivista in inglese. Un articolo sul sito Thinkchina, di Singapore, ha chiarito alcuni aspetti del “dibattito online” provocato dalla pubblicazione dell’articolo sul NEJM. Titolo e sottotitolo dell’articolo sono molto significativi: “Il direttore del CDC Cina: eroe o irresponsabile? Dopo la pubblicazione di un articolo di Gao Fu, Direttore del Centro Cinese di Prevenzione e Controllo (CDC Cina) internauti arrabbiati chiedono se il CDC Cina sapeva prima che il coronavirus di Wuhan potrebbe trasmettersi tra esseri umani”:
“La comunità di internet ha posto tre domande. Innanzitutto, perché le autorità hanno confermato ufficialmente la trasmissione da uomo a uomo solo nel gennaio 2020, quando si sono trovate le prove che si fosse verificata già a metà dicembre 2019 e quando le informazioni sono state nascoste? In secondo luogo, i dati raccolti sono stati riservati per l’articolo o ne è stata impedita la diffusione pubblica? E, terzo, sono state prese le misure necessarie durante il ritardo di tre settimane nel controllo dell’epidemia, mentre i ricercatori con informazioni di prima mano erano impegnati a scrivere l’articolo? Alcuni medici che fanno gli straordinari nei reparti di emergenza hanno detto di essere ‘fuori di sé’ dalla rabbia”. L’articolo segnala pure che i post degli internauti cinesi arrabbiati sarebbero stati rimossi velocemente.
Fin da gennaio la descrizione dell’epidemia di COVID-19 da parte delle autorità cinesi ha presentato alcuni capisaldi: l’epicentro della epidemia si sarebbe trovato al mercato ittico di Wuhan, dove una serie di persone sarebbe stata contagiata dal virus tramite una fonte animale e senza che ci fosse stata trasmissione da uomo a uomo. Le autorità cinesi hanno sempre sostenuto di aver informato in modo corretto e completo sull’andamento dell’epidemia e sui progressi nelle indagini epidemiologiche le autorità sanitarie straniere, respingendone le richieste di coinvolgimento nelle indagini, un comportamento che non ha certo contribuito a dissipare i dubbi sulla trasparenza delle informazioni e sulla possibile origine dell’attuale virus da manipolazioni avvenute nel laboratorio di virologia di Wuhan.
Il Servizio Informazione del Consiglio di Stato cinese ha organizzato il 22 gennaio un aggiornamento sull’epidemia di coronavirus, in quella occasione il direttore del CDC Cina, Gao Fu, che figurava tra i relatori, ha dichiarato a proposito del coronavirus: “Noi abbiamo confermato che è trasmesso tramite animali selvatici venduti illegalmente al mercato ittico di Wuhan”. Ma il 25 maggio lo stesso Gao Fu, come riportato dal Global Times del 26 maggio, ha sostenuto la tesi contraria e che nei campioni animali da lui raccolti a Wuhan non c’erano tracce del virus: “All’inizio pensavamo che il mercato ittico fosse l’origine del virus, ma ora il mercato sembra piuttosto una vittima. Il nuovo coronavirus esisteva da molto tempo”; Gao Fu ha anche rivelato di essersi recato personalmente a Wuhan agli inizi di gennaio per raccogliere campioni di COVID-19 per i ricercatori, ma che non sono stati rilevati virus nei campioni animali. I virus sono stati trovati solo in campioni ambientali, inclusi i liquami.
L’attuale epidemia ha sicuramente un’origine zoonotica, cioè animale, ma, come prosegue l’articolo del Global Times, non sono ancora noti gli ospiti intermedi, e “benché l’origine del nuovo coronavirus non sia ancora chiara, alcuni politici degli Stati Uniti hanno continuato a diffondere dicerie, chiamandolo ‘virus di Wuhan’ e ‘virus cinese”, inventando pure storie che sostengono che il virus sarebbe uscito da un laboratorio dell’Istituto di virologia di Wuhan. […] A Wuhan è stata segnalata per la prima volta l’epidemia, ma questo non significa che sia la fonte del virus.” Prescindendo dall’ipotesi che il nuovo coronavirus sia il prodotto di una manipolazione in un laboratorio di Wuhan, è innegabile che la fase cruciale per lo sviluppo dell’epidemia e della sua evoluzione a pandemia si è svolta proprio a Wuhan, come ha ammesso lo stesso Ma Xiaowei, Direttore della Commissione Sanitaria Nazionale e ministro della sanità cinese. Un comunicato dell’agenzia Reuters ha riportato le sue dichiarazioni in una conferenza stampa del 26 gennaio: “Il virus, che si ritiene abbia avuto origine alla fine dello scorso anno in un mercato del pesce della città di Wuhan, nella Cina centrale, che vendeva illegalmente animali selvatici, si è diffuso in città cinesi tra cui Pechino e Shanghai, nonché negli Stati Uniti, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Francia e Canada”.
Fatti ed errori nella prima fase dell’epidemia
- Già dopo aver visitato i primi due pazienti, marito e moglie, la dottoressa Zhang ha avuto il sospetto che si trattasse di una malattia contagiosa con la possibilità della trasmissione da uomo a uomo e ha insistito che anche il loro figlio si sottoponesse alla TAC, che ha confermato il contagio.
- Le autorità cinesi hanno sostenuto per settimane l’origine unicamente zoonotica del contagio, focalizzando l’attenzione sul mercato ittico di Wuhan, ma
- – dei primi 41 casi accertati solamente 27 avevano avuto contatti con il mercato ittico:
- – se 14 di questi casi non avevano avuto contatti con il mercato ittico, era evidente che esistevano altri focolai e altre vie di contagio;
- – com’è possibile ammettere che per 27 persone ci sia stato un contagio zoonotico senza che sia stato possibile identificare l’animale o gli animali fonte del contagio?
- Nell’intervista del 10 gennaio Xu Jianguo sosteneva che da giorni non vi erano stati nuovi casi e che “l’epidemia era circoscritta”. Il 12 gennaio l’OMS ha riferito che le autorità cinesi avevano comunicato di avere identificato e seguito 763 stretti contatti dei pazienti positivi al coronavirus tra cui alcuni sanitari, ma di non avere trovato altri casi di infezione, e che non esisteva chiara evidenza della possibilità che il virus possa essere trasmesso facilmente da uomo a uomo, ma
- – dalle epidemie di SARS e MERS esperti e autorità sanitarie hanno cercato di prepararsi in vista di un’epidemia di coronavirus che si sarebbe potuta trasformare in una pandemia, ma le autorità cinesi hanno rassicurato il resto del mondo pretendendo di aver circoscritto l’epidemia con la chiusura e la sanificazione del mercato ittico;
- – è possibile che anche tra gli stretti contatti delle 14 persone senza un legame con il mercato ittico non si sia trovato nessun nuovo caso? Quindi le autorità cinesi non sono state in grado di identificare chi li avesse contagiate e nessuna di queste persone ammalate di COVID-19 ne avrebbe contagiate altre;
- un articolo del Global Times del 14 febbraio dichiara che dai primi di gennaio non sono stati segnalati nuovi casi fino al 18 gennaio, ma per lo meno il dottor Li Wenliang deceduto il 7 febbraio di COVID-19, ha manifestato i primi sintomi già il 10 gennaio ed è stato ricoverato il 12 gennaio.
- la dottoressa Zhang Jixian, che per prima ha segnalato i casi di polmonite sospette, si è subito convinta della possibile trasmissione del virus da uomo a uomo e già il 27 dicembre 2019 ha creato nel suo dipartimento un’area di isolamento per i pazienti infetti e il 29 dicembre ha ordinato al personale di portare una maschera. Gli esperti della Commissione Nazionale di Sanità e del CDC ci sono arrivati solo dopo alcune settimane.
Il governo cinese
Come già ricordato, l’articolo del Global Times del 14 febbraio ha criticato la gestione della prima fase dell’epidemia, scaricando la responsabilità per errori e negligenze sui CDC locali: “Nel mezzo di una critica nazionale riguardo alle responsabilità, vediamo anche come gli esperti del CDC della città di Wuhan e della provincia di Hubei si passano la responsabilità l’un l’altro”.
Sostiene, pure, che la svolta decisiva sarebbe avvenuta dopo il 23 gennaio, data del lockdown a Wuhan. “Dopo la chiusura della città di Wuhan, il governo centrale ha chiesto sforzi a tutto campo per combattere l’epidemia, motivando l’intero paese a sostenere l’epicentro. Xi [il presidente Xi Jinping], come comandante di questa guerra, ha convocato numerose riunioni, ha ascoltato rapporti, ha impartito importanti istruzioni sul lavoro di prevenzione e controllo, e ha discusso l’argomento con leader stranieri, secondo quanto riferito da Xinhua.
Ha anche presieduto una riunione del Comitato permanente dell’Ufficio politico del Comitato centrale del CPC e ha chiesto che la prevenzione e il controllo dell’epidemia siano considerati il compito più importante, ha riportato Xinhua”.
Questo articolo sembra suggerire che il governo centrale e il presidente Xi Jinping sarebbero stati coinvolti nella gestione dell’epidemia solamente nella terza decade di gennaio, ma documenti ufficiali contraddicono questa descrizione:
Una ricostruzione ufficiale della lotta contro il COVID-19 dichiara infatti che il governo cinese si è attivato fin dagli inizi dell’epidemia:
“Dopo l’inizio dell’epidemia di COVID-19, il governo cinese ha dato la massima priorità alla lotta al virus e ha messo la vita e la salute delle persone al primo posto. Il presidente Xi Jinping ha guidato l’intera nazione in una guerra popolare di prevenzione e controllo del virus. Il meccanismo di comando ‘come in uno stato di guerra’ e le strategie formulate in conformità con la realtà offrivano una forte leadership. […]
Il COVID-19, che si è diffuso rapidamente e ha coinvolto la maggior parte del mondo, rappresenta una crisi globale della sanità pubblica che non ha avuto eguali da un secolo. Dopo l’inizio dell’epidemia, il governo cinese ha adottato le misure di prevenzione e controllo più complete, rigorose e accurate nel tentativo di tenere il virus sotto controllo. Con grande coraggio e volontà, la diffusione del virus è stata quasi domata, segnando un primo trionfo per il Paese”.
Il ministro della sanità Ma Xiaowei ha aperto la conferenza stampa del 26 gennaio della Commissione Sanitaria Nazionale, dichiarando che: “Dall’inizio dell’epidemia della polmonite causata dal nuovo coronavirus, il Comitato Centrale del Partito e il Consiglio di Stato le hanno attribuito grande importanza. Il segretario generale Xi Jinping è molto preoccupato per lo sviluppo dell’epidemia e per il trattamento dei pazienti e ha fornito istruzioni importanti molte volte”. Effettivamente, esperti della Commissione Sanitaria Nazionale sono arrivati “il 31 dicembre a Wuhan per guidare la risposta all’epidemia e condurre indagini sul posto”.
Anche altre istituzioni sono state impegnate a fornire al governo cinese informazioni sull’epidemia e il suo andamento. Il sito ufficiale del Conferenza consultiva politica del popolo cinese, per esempio, ha pubblicato un’intervista a un suo membro, Chi Hui: “Dagli inizi dell’epidemia del nuovo coronavirus all’inizio di gennaio, Chi Hui, direttrice dell’Istituto di informazioni mediche dell’Accademia cinese delle scienze mediche, è stata costantemente impegnata a combattere l’epidemia a modo suo: raccogliendo e analizzando informazioni sull’epidemia e avanzando proposte al governo sulla prevenzione e il controllo di COVID-19”.
Secondo il sito dell’agenzia di stampa del governo della Repubblica Popolare Cinese, Xinhua, il 7 gennaio “Xi Jinping, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, ha presieduto una riunione del Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del PCC e ha dato istruzioni per la prevenzione e il controllo di una possibile epidemia di etiologia ignota a Wuhan”.
Le responsabilità di Gao Fu e del governo cinese
Gao Fu, Direttore del CDC Cina, è considerato uno dei massimi esperti a livello mondiale nel campo della virologia e della epidemiologia. È stato uno dei due epidemiologi invitati a una simulazione organizzata dall’Università John Hopkins, del World Economic Forum e della Fondazione Bill & Melinda Gates, per elaborare strategie in vista di una nuova pandemia da coronavirus. Con questi presupposti non ci si sarebbe potuto immaginare un esperto più qualificato a livello mondiale per gestire l’epidemia scoppiata a Wuhan. Il CDC è stato coinvolto fin dal 31 dicembre e Gao stesso ai primi di gennaio è stato a Wuhan per raccogliere personalmente campioni per chiarire le modalità del contagio. Le ricerche si sono incentrate sul mercato ittico di Wuhan, e ancora il 22 gennaio Gao ha sostenuto che l’origine zoonotica dell’epidemia era stata confermata, ma non si sa bene sulla base di quali elementi, se il 25 maggio ha dichiarato di non avere trovato tracce del virus nei campioni animali che aveva raccolto.
Certamente Gao Fu ha avuto un ruolo importante nella gestione di un’epidemia inizialmente piuttosto limitata, ma non ne ha evitato la trasformazione a pandemia globale, non mancano, però, i tentativi di attribuirne tutta la responsabilità alle autorità sanitarie e locali, scagionando contemporaneamente il governo centrale del quale sono stati unicamente vantati i meriti. Esperti della Commissione Nazionale di Sanità, che ha la funzione di un ministero della sanità e il cui direttore, Ma Xiaowei, ha il titolo di ministro ed è membro del Consiglio di Stato, però, sono arrivati a Wuhan il 31 dicembre, quindi con il coinvolgimento diretto del governo cinese, e dal 7 gennaio anche il presidente Xi si è occupato personalmente dell’epidemia.
Con il passare delle settimane la pandemia ha avuto effetti sempre più devastanti a livello mondiale, mentre la diffusione in Cina stava calando: questa situazione ha fatto passare in secondo piano errori e negligenze iniziali e le autorità cinesi potevano vantare i loro successi nella battaglia contro il virus, combattuta fin dal suo inizio. Non si può dimenticare, però, che lo stesso ministro Ma Xiaowei ha ammesso che il virus da Wuhan si è diffuso in altre città cinesi e successivamente “negli Stati Uniti, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Francia e Canada”. Il lockdown di Wuhan, dichiarato tempestivamente il 23 gennaio proprio prima del Capodanno cinese, che nel 2020 è caduto il 25 gennaio e delle celebrazioni che sono iniziate il giorno della vigilia, cioè il 24 gennaio, ha limitato la diffusione in Cina, ma nel frattempo il virus si era diffuso in molti altri paesi.
L’articolo del Global Times del 14 febbraio ha rivelato gli umori dell’opinione pubblica cinese: “Molte questioni hanno sconcertato la popolazione, per esempio, perché il primo caso di infezione è stato segnalato all’inizio di dicembre, ma le autorità locali non hanno messo a punto misure efficaci, perché il meccanismo di gestione delle emergenze sanitarie pubbliche non ha funzionato completamente nell’era post-SARS e come le autorità hanno perso tutte le occasioni per salvare quante più vite possibili”. Le stesse domande se le pongono anche molti al di fuori della Cina, e possono legittimamente pensare che “le autorità hanno perso tutte le occasioni per salvare quante più vite possibili” non solo in Cina ma anche in tutti gli altri paesi.
Dott. Ermanno Pavesi
1.- L’indice H o di Hirsch è calcolato sulla quantità delle pubblicazioni di un autore e dal numero delle volte che sono state citate da altri autori, un indice H di 70 è molto alto.
2.- http://www.nasonline.org/member-directory/members/20047366.html
3.- Cfr. il sito dell’Università John Hopkins: https://hub.jhu.edu/2019/11/06/event-201-health-security/
4.- La Commissione Nazionale di Sanità ha la funzione di ministero della sanità all’interno del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, e il suo capo ricopre la carica di ministro del Consiglio di Stato, cfr. http://en.nhc.gov.cn/about.html.
5.- http://www.xinhuanet.com/english/2020-04/16/c_138982435.htm
6.- https://www.sciencemag.org/news/2020/01/mystery-virus-found-wuhan-resembles-bat-viruses-not-sars-chinese-scientist-says.
7.- ttps://www.who.int/csr/don/12-january-2020-novel-coronavirus-china/en/.
8.- Cfr. il sito: https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml
9.- Cfr. https://www.who.int/news-room/articles-detail/who-advice-for-international-travel-and-trade-in-relation-to-the-outbreak-of-pneumonia-caused-by-a-new-coronavirus-in-china.
10.- https://www.who.int/news-room/articles-detail/updated-who-advice-for-international-traffic-in-relation-to-the-outbreak-of-the-novel-coronavirus-2019-ncov-24-jan.
11.- https://news.cgtn.com/news/2020-01-20/Chinese-experts-express-confidence-in-controlling-new-coronavirus–NpKofFhlza/index.html
12.- https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml
13.- https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2001316
14.- https://www.thinkchina.sg/china-cdc-head-hero-or-villain
15.- http://english.www.gov.cn/news/videos/202001/23/content_WS5e2959c9c6d019625c603dba.html.
16.- https://www.globaltimes.cn/content/1189506.shtml.
17.- https://www.reuters.com/article/us-china-health-transmission-idUSKBN1ZP09G
18.- https://www.sciencemag.org/news/2020/01/mystery-virus-found-wuhan-resembles-bat-viruses-not-sars-chinese-scientist-says.
19.- Cfr., ttps://www.who.int/csr/don/12-january-2020-novel-coronavirus-china/en/.
20.- Cfr., https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml
21.- Cfr., https://www.globaltimes.cn/content/1178847.shtml
22.- https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml
23.- https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml
24.- https://covid-19.chinadaily.com.cn/a/202004/21/WS5e9e2c62a3105d50a3d17880.html
25.- http://outbreaknewstoday.com/china-novel-coronavirus-national-health-commission-press-conference-transcript-27680/
26.- http://www.xinhuanet.com/english/2020-04/16/c_138982435.htm
27.- http://en.cppcc.gov.cn/2020-06/23/c_502221.htm
28.- http://www.xinhuanet.com/english/2020-06/07/c_139120424.htm, p. 9.
29.- https://www.reuters.com/article/us-china-health-transmission-idUSKBN1ZP09G
30.- https://www.globaltimes.cn/content/1179602.shtml