Pope: The dignity of the sick comes before sickness and profit
Pope Francis on October 18 received in audience a delegation of Campus Bio-Medico University Hospital of Rome and commended its work and Christian approach to healthcare.
By Robin Gomes (Vaticannews)
Pope Francis urges Catholic healthcare to be outgoing and extrovert in order to testify in action that there are no lives that are unworthy to be discarded, and that it is not prey to the demands of profit. “Every health care facility, especially those of Christian inspiration, should be a place where care for the person is practiced and where it can be said: ‘Here you do not see only doctors and patients, but people who welcome and help each other: here you can experience the therapy of human dignity’.” He made the remark to a delegation from the Campus Bio-Medico University Hospital of Rome.
Founded in 1993, the Catholic institution was inspired by Blessed Alvaro del Portillo, a Spanish bishop of the Opus Dei prelature. The Pope noted that Blessed del Portillo had encouraged them to put the patient before the disease, which, he said, is essential in every field of medicine and is fundamental for a treatment that is truly comprehensive and human.
Science and research
Pope Francis also underscored the importance of science and research in medicine, saying “care without science is vain, just as science without care is sterile”. Science and research together, he said, make medicine an art, that involves the head and heart, combining knowledge and compassion, professionalism and pity, competence and empathy.
He thanked the Campus Bio-Medico University Hospital delegation for favoring a humane development of research. He lamented the temptation to profit over the needs of the sick and the elderly in healthcare – needs which are constantly evolving with new diseases and inconveniences.
He commended the Campus for helping those who do not have the financial means to meet university expenses. He also mentioned its efforts such as the Covid Center, the Emergency Room and the Hospice.
Networking
The Holy Father emphasized that all these efforts must be done together, saying the pandemic has underscored the importance of connecting, collaborating and addressing common problems together. Catholic healthcare particularly needs to network. “Charity requires a gift: knowledge must be shared, competence must be shared, science must be shared,” he said.
Tackling root causes
Offering science and its products alone, he warned, will remain just band-aids capable of plugging the evil but will not help cure it in depth. This is true, for example, with vaccines, he said, adding, it is urgent to help countries that have less, but it must be done with farsighted plans and should not be motivated only by the haste of wealthy nations to be safer. “Remedies must be distributed with dignity, not as pitiful handouts.”
Pope Francis concluded, encouraging the Campus Bio-Medico University Hospital to continue on this path and be open to the inspirations and surprises of the Holy Spirit in its encounter with situations that require closeness and compassion.
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DELLA BIOMEDICAL UNIVERSITY FOUNDATION,
DELL’UNIVERSITÀ CAMPUS BIOMEDICO
Sala Clementina
Lunedì, 18 ottobre 2021
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Cari fratelli e sorelle,
Vi do il benvenuto e vi ringrazio per la presenza e per il dono. Sono grato al Prof. Paolo Arullani, Presidente della Fondazione, per le parole che mi ha rivolto a nome vostro. È bello conoscervi di persona proprio nel giorno in cui festeggiamo San Luca, che l’Apostolo Paolo chiama «il caro medico» (Col 4,14).
Ho accolto volentieri la proposta di incontrarvi per ciò che conosco del Campus Bio-Medico di Roma. So quant’è difficile oggi portare avanti un’opera nell’ambito della sanità, specie quando, come accade nel vostro Policlinico, si punta non solo all’assistenza, ma anche alla ricerca per fornire ai malati le terapie più idonee, e soprattutto lo si fa con amore per la persona. Mettere il malato prima della malattia: è essenziale in ogni campo della medicina; è fondamentale per una cura che sia veramente tale, veramente integrale, veramente umana. Il malato prima della malattia. A questo vi incoraggiò il Beato Alvaro del Portillo: a porvi ogni giorno a servizio della persona umana nella sua integralità. Vi ringrazio per questo, è molto gradito a Dio.
La centralità della persona, che sta alla base del vostro impegno nell’assistenza, ma anche nella didattica e nella ricerca, vi aiuta a rafforzare una visione unitaria, sinergica. Una visione che non mette al primo posto idee, tecniche e progetti, ma l’uomo concreto, il paziente, da curare incontrandone la storia, conoscendone il vissuto, stabilendo relazioni amichevoli, che risanano il cuore. L’amore per l’uomo, soprattutto nella sua condizione di fragilità, in cui traspare viva l’immagine di Gesù Crocifisso, è specifico di una realtà cristiana e non deve mai smarrirsi.
La Fondazione e il Campus Bio-Medico, e la sanità cattolica in generale, sono chiamate a testimoniare coi fatti che non esistono vite indegne o da scartare perché non rispondono al criterio dell’utile o alle esigenze del profitto. Noi stiamo vivendo una vera cultura dello scarto; questa è un po’ l’aria che si respira e dobbiamo reagire contro questa cultura dello scarto. Ogni struttura sanitaria, in particolare di ispirazione cristiana, dovrebbe essere il luogo dove si pratica la cura della persona e di cui si possa dire: “Qui non si vedono solo medici e ammalati, ma persone che si accolgono e si aiutano: qui si tocca con mano la terapia della dignità umana”. E questa non va mai negoziata, va sempre difesa.
Mettere al centro la cura della persona dunque, senza dimenticare l’importanza della scienza e della ricerca. Perché la cura senza scienza è vana, come la scienza senza cura è sterile. Le due cose vanno insieme, e solo insieme fanno della medicina un’arte, un’arte che coinvolge testa e cuore, che coniuga conoscenza e compassione, professionalità e pietà, competenza ed empatia.
Cari amici, grazie perché favorite uno sviluppo umano della ricerca. Spesso, purtroppo, si inseguono le vie redditizie degli utili, dimenticando che prima delle opportunità di guadagno ci sono le necessità degli ammalati. Esse si evolvono continuamente e occorre perciò prepararsi ad affrontare patologie e disagi sempre nuovi. Ho in mente, tra gli altri, quelli di molti anziani e quelli legati alle tante malattie rare, che non si sa cosa siano, ancora non ci sono state le ricerche per capirle bene… Oltre a promuovere la ricerca, voi aiutate chi non ha mezzi economici per sostenere le spese universitarie e affrontate costi rilevanti che il bilancio ordinario non può sostenere. Penso in particolare all’impegno già affrontato per il Centro Covid, per il Pronto Soccorso e per la recente realtà dell’Hospice.
Tutto ciò è molto buono, è bello far fronte a urgenze maggiori con aperture sempre più grandi. Ed è importante farlo insieme. Sottolineo questa parola semplice e al contempo difficile da vivere: insieme. La pandemia ci ha mostrato l’importanza di connetterci, di collaborare, di affrontare uniti i problemi comuni. La sanità, in particolare cattolica, ha e avrà sempre più bisogno di questo, di stare in rete, che è un modo di esprimere l’insieme. Non è più tempo di seguire in modo isolato il proprio carisma. La carità esige il dono: il sapere va condiviso, la competenza va partecipata, la scienza va messa in comune.
La scienza – dico –, non soltanto i prodotti della scienza che, se offerti da soli, rimangono dei cerotti in grado di tamponare il male ma non di curarlo in profondità. Questo vale ad esempio per i vaccini: è urgente aiutare i Paesi che ne hanno di meno, ma occorre farlo con piani lungimiranti, non motivati solo dalla fretta delle nazioni benestanti di stare più sicure. I rimedi vanno distribuiti con dignità, non come elemosine pietose. Per fare del bene davvero, occorre promuovere la scienza e la sua applicazione integrale: capire i contesti, radicare le cure, far crescere la cultura sanitaria. Non è facile, è una vera e propria missione, e auspico che la sanità cattolica sia in questo senso sempre più attiva, come espressione di una Chiesa estroversa, di una Chiesa in uscita.
Vi incoraggio a proseguire in questa direzione, accogliendo il vostro lavoro come un servizio alle ispirazioni e alle sorprese dello Spirito, che lungo il cammino vi fa incontrare tante situazioni bisognose di vicinanza e di compassione. Prego per voi, vi rinnovo la mia gratitudine e vi do la Benedizione. E vi chiedo, per favore, di continuare a pregare per me. Grazie.
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