8 dicembre 2022 Festa dell’Immacolata Concezione di Maria
Nel rito romano si legge tutto il brano di Luca, nel rito ambrosiano si legge solo la parte in grassetto vv 26-28 (si sa che noi ambrosiani abbiamo sempre fretta!)
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, 26l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Maria, concepita come noi, nel segreto di un grembo. Essa è senza macchia. Di che cosa stiamo parlando? È come violare quell’attimo misterioso che chiamiamo concepimento? non dovremmo forse privilegiare il silenzio? perché è in un’ombra dolce che si è concepiti? E chi conosce? Chi sa del misterioso accadere della vita? E che fosse senza macchia sin dall’inizio, io penso, non lo seppero mai i suoi genitori. E lei? Lei lo seppe? E quando? Penso non con le parole di un dogma, ma per quel brivido, il suo, e quello delle pareti di casa, alle parole dell’angelo.
Colpisce sempre questo taglio del racconto dell’annunciazione operato dalla nostra liturgia ambrosiana, quasi a dire fermati qui: “rallegrati, piena di grazia; il Signore è con te. Ricolmata di bellezza. Un dono gratuito. Non se l’era meritato. Dall’ in principio che più in principio non si può. In principio la bellezza. Misure diverse, certo, tra noi e lei.
Ma oggi Maria di Nazareth ci racconterebbe, con Paolo di Tarso, l’ in principio di bellezza di tutti, sfiorati anche noi da un brusio di bellezza: ci ha benedetti, scrive Paolo, con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.
Noi abbiamo fatto di questo evento accaduto nel grembo di una donna quasi un motivo di distanziamento tra noi e Maria.
Ma, per come la conosciamo, Maria ci direbbe che non si riconosce nella distanza, ma nella vicinanza. Certo, poi tocca anche a noi salvaguardare la bellezza dell’ in principio. Creare bellezza e ricordare che non siamo fatti per il degrado. Anche quando accade, in noi o fuori di noi, e ci viene da dire: ma che brutto! Anche Adamo ed Eva, cioè l’uomo e la donna, nel loro in principio furono ricolmati di bellezza. È scritto: Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto bella punto e fu sera e fu mattina: sesto giorno. Dio si incanta e si rallegra. Alla bellezza ci si incanta e ci si rallegra: rallegrati, Maria.
E alla bruttezza che ci si deprime. Ma nemmeno la pagina triste della Genesi si chiude sulla bruttezza. Miracolose le ultime parole che abbiamo letto: no, non si esce schiacciati, depressi, annichiliti. Ascoltiamo: l’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Stiamo leggendo la festa dell’Immacolata nell’orizzonte della categoria della bellezza. Meno percorsa nel linguaggio religioso, dove trova ampia ospitalità alla categoria della bontà e della verità. Categoria un poco trascurata, quella della bellezza, eppure sorprendentemente presente e viva nel pensare e raccontare della Bibbia, come è presente, viva nel pensare e raccontare di donne e uomini. Per ciò questa festa ci invita a sostare più a lungo sul bello e pensare anche al volgare, quasi una sorta di linea di confine, per capire a chi e a che cosa dare occhi e cuore e da chi e da che cosa per grazia distoglierli.
La bellezza ha forza di trascinamento. Anche perché subito si coniuga, con la parola amore. Oggi la lettera agli efesini sposava immacolatezza e amore: in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità.
E se dicessimo che ci fa immacolati e belli l’amore? L’amore nello splendore della gratuità, come quello di Dio, quel perdersi per passione. sino alla passione sento da guardare. Luca usa la parola spettacolo per le braccia allargate sulla croce.
Ma dopo aver raccontato questo desiderio di bellezza e l’importanza di dare nome di bello o volgare, e di costruire bellezza dobbiamo, per fedeltà alla Bibbia e la storia ricordare che la vita già dall’inizio conosce pozzanghere. Ma l’invito oggi urgente è quello di non arrenderci al degrado. Andando in montagna si vedono vette innevate specchiarsi in pozzanghere d’acqua. Questa festa invita ad allontanare depressioni, disfattismi, il coro, mai spento dei lamenti per la bruttezza del mondo e dei tempi.
Per questo vorrei condividere la preghiera di Etty Hillesum una giovane donna che ha conosciuto l’eccesso della barbarie umana – disumana – trucidata in un campo di sterminio dalla brutalità dei nazisti. Lei era il cuore pensante delle baracche con la sua preghiera. Etty ci invita a riconoscere il bello e costruirlo insieme a Dio:
il gelsomino dietro casa è completamente sciupato dalla pioggia e dalle tempeste di questi ultimi giorni, i suoi fiori bianchi galleggiano qua e là sulle pozzanghere scure e melmose che si sono formate sul tetto basso del garage. Ma da qualche parte dentro di me esso continua a fiorire indisturbato, esuberante e tenero come sempre, espande il suo profumo tutt’intorno alla tua casa, mio Dio. Vedi come ti tratto bene, non ti porto soltanto le mie lacrime, le mie paure, ma ti porto persino in questa domenica mattina grigia e tempestosa, un gelsomino profumato. Ti porterò tutti i fiori che incontro sul mio cammino e sono veramente tanti. Voglio che tu stia bene con me. E tanto per fare un esempio se io mi ritrovassi richiusa in una cella stretta e vedessi passare una nuvola davanti alla piccola inferriata, allora ti porterei quella nuvola mio Dio, sempre che ne abbia ancora la forza.
Buona festa dell’Immacolata a tutti
Don Michele Aramini