Luca 1, 26b-28

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».

Commento

Una breve riflessione che si aggiunge a quelle dell’anno A e B.

Che cosa vuol dire l’espressione Immacolata Concezione, la denominazione con cui la Vergine si è presentata a S. Bernadette, nelle apparizioni di Lourdes?

Sappiamo che il catechismo ci dice che Maria è nata senza quello che chiamiamo peccato originale.

Ma se volessimo andare più a fondo?

Direi che Maria è stata creata a immagine e somiglianza di Dio, come tutti noi, ma con un regalo in più: una libertà capace di innamorarsi dell’amore. Un regalo che dopo la morte e risurrezione di Gesù sarà dato a ogni credente.

Torniamo alla libertà: Dio è libero? Può fare il male? Se è libero, potrebbe farlo. Ma lo fa? No, in lui il male è assolutamente escluso. Dio usa la sua libertà solo per amare.

Lo stesso avviene per Maria. Può dire no all’angelo Gabriele? Certo che può dire no?

E perché non glielo dice e, invece, gli dice sì? Perché comprende che nella chiamata di Dio c’è solo amore e accetta.

Maria usa la sua libertà solo per amare.

Non bisogno di molte parole per capire che anche noi abbiamo lo stesso destino, e che la nostra libertà trova la sua verità e il suo senso nell’amare come Dio ama.

***

Visto che il testo è brevissimo, approfitto per dire una parola sull’attacco: in quel tempo. 

Quale tempo? Certo il vangelo è ben collocato nella storia, per cui il tempo è quello di Augusto, Pilato, Erode, ecc., ma nello stesso modo è un tempo sovratemporale. Quello che è accaduto non è passeggero, al contrario è fondante e dà il senso a ogni altro tempo. Quindi è anche il nostro tempo e noi siamo contemporanei dell’evento evangelico. Ecco che l’angelo Gabriele è mandato a Bangui, a Caprarola, a Vancouver, a Tokio, a Saronno, ecc.

Egli dice a ciascuno di noi: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Certo la vocazione sarà diversa, infatti, noi non siamo chiamati ad essere la madre del Signore, ma certamente siamo chiamati a generare Cristo con la nostra testimonianza d’amore.

Nel breve passo non c’è la risposta di Maria. Il testo, così come si presenta, vuole quindi farci soffermare sulla grandezza del dono, per il quale ci si deve rallegrare o meglio gioire intimamente. Prima di ogni nostra risposta, ciò che occorre considerare è la generosità di Dio, che ci viene incontro per donarci tutto se stesso.

L’avvento che prepara il Natale non è innanzitutto impegno dei nostri fioretti, che pure hanno il loro senso di conversione, quanto invece la consapevolezza della grandezza del dono, la meraviglia di questa visita. La gioia del Natale è legata non ai nostri avvenimenti altalenanti e ai sentimenti mutevoli, ma al fatto più grande e gioioso della storia: Dio viene tra noi.

Nel breve dialogo dell’angelo, Maria percepisce in modo folgorante quanto è immeritato e bello il dono che le viene fatto. E di fronte al Dio che tutto vuol donarsi, non esita a decidersi per lui e dice le parole che sono l’espressione della fede più vera: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

Buona domenica a tutti

Don Michele Aramini