Preghiera per il Papa
Come il piccolo Davide
di Roger Etchegaray*
Sento che ti fai chiamare «Francesco»
Francesco d’Assisi e di Buenos Aires,
come vescovo di Roma.
Ma perché prendere questo nome
tu il primo Papa a portare un nome
così universale e così affascinante?
Perché il popolo immenso che ti scopre
sulla Loggia delle Benedizioni riconosce in te
il successore di Pietro
e ti ama già come un padre?
Accanto a me, colgo un grido:
«È così semplice
che ho voglia di abbracciarlo»
Ti vedo silenzioso, le braccia ciondoloni.
Penso all’Ecce homo,
l’uomo della passione,
e sono pronto ad asciugare le tue lacrime,
perché certi giorni non potrai nascondercele.
Ma io stesso questa sera ho pianto di gioia
quando ci hai invitato tutti a pregare
nella diversità della nostre condizioni
e delle nostre credenze.
Conducici spesso sulle tue tracce,
fino a san Francesco e a santa Chiara,
per accogliere a colpi di conversione
la prima delle Beatitudini, «beati i poveri».
Non bisogna preoccuparsi troppo
delle sfumature
prima di avere colto il pensiero di Cristo
nella sua tranquilla pienezza
e nella sua terribile nudità.
Tu, nostra guida,
e ancor più nostro compagno di strada,
rendici sempre più fedeli
alla Chiesa di Cristo.
Di fronte alle sfide gigantesche
di questo mondo,
la Chiesa, dall’oriente all’occidente,
può apparire irrisoria
come il piccolo Davide con una bisaccia
contenente, in piena era nucleare,
dei sassi levigati dal torrente dello Spirito.
La Chiesa sola, quindi, come l’apostolo Pietro
all’infermo della Porta Bella
osa dirci: «Oro o argento non ne ho
ma quello che ho te lo dono
in nome di Gesù Cristo il Nazareno,
cammina!».
Papa Francesco, aiutaci a credere
che su tutti i cammini
il Cristo della Risurrezione
ci precede sempre.
*Vice decano del Collegio cardinalizio