Legge 194: Battimelli (Amci), “profondamente ingiusta. Invochiamo libertà di non abortire”
“A 40 anni dall’approvazione della legge 194, il dibattito è quanto mai attuale e aperto. Ha raggiunto la legge tutti i suoi obiettivi? E’ stata applicata integralmente, soprattutto nella parte della prevenzione delle cause che inducono all’aborto?”
Se lo chiede Giuseppe Battimelli, vicepresidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) e vicepresidente nazionale della Società italiana per la bioetica e i comitati etici. “È vero – riconosce – che l’ultima relazione al Parlamento del dicembre scorso sull’attuazione della legge (dati 2016) rileva una diminuzione delle IVG rispetto all’anno precedente, in totale 84.926”, ma di questo numero, chiarisce, “non si tiene conto della pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo che pure svolgono azione abortiva. Né la legge, dati alla mano, è risultata ostacolata dall’obiezione di coscienza dei medici (70,9%), come sovente ideologicamente viene affermato”.
“L’aborto – afferma – non è reato ma rimane una scelta dolorosa, l’aborto è legale ma non è liberalizzato, è depenalizzato, l’aborto non è illecito ma rimane un’opzione drammatica per la donna (e soprattutto per il concepito), è pratica moralmente illegittima e un peccato grave per chi crede”.
Per Battimelli “il diritto alla vita è e rimane il primo e fondamentale diritto di ogni essere umano: sia embrione o malato terminale o disabile. Abortire si può (per legge), ma noi invochiamo la libertà di non abortire. È per noi una legge imperfetta, un male necessario e magari tollerato, ma rimane una legge profondamente ed intrinsecamente ingiusta perché è ingiusto il fine che persegue ed ingiusta è l’azione e l’intenzione del suo scopo: l’eliminazione di un essere umano, per giunta il più debole ed indifeso che si conosca, qual è appunto il non ancora nato”.
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