“For today in the town of David a Savior has been born to you, who is Christ the Lord” (Luke, 2, 11)
Today: it is today that comes to us the Lord, the Savior, in the liturgical evocation of Christmas, in the material representation of our crèches, in the spirit of Christmas which comes in our hearts and changes the atmosphere around us.
This event happened 2018 years ago (or 2020 years if we rectify the timing), and nevertheless it is always “today“.
This is because Christ is always the absolute novelty, the One who intervenes into our petty affairs to tell us that there is a Truth, and only one, beyond all our human concerns, beyond all our questions of money, position, power, profit, and that this Truth transcends all times and places. It invites us to enter its “Kingdom”, to see things differently, in depth, to open our hearts to its luminous and always actual message.
Christmas is second after Easter in the importance of Christian Feasts, but there would have been no Easter if there had not been Christmas. And there would have been no Christmas if there had not been, at first, Mary, answering “yes”, on our behalf, to the plan of the Lord, Mary enlightened by the Holy Spirit.
We shall go to contemplate the crib, in Christmas night, as every year. The crèche is a whole teaching, that can be received by all, small and adults, children and elderly alike, from various perspectives, indeed, but with a same profit, if the heart is there, beyond the eyes. It is significant that, in the commercial, omnipresent display of Christmas, this crèche tends today to be reduced, or to disappear totally. There remain dullnesses, garlands, glass balls, false snow, some polar bears, and possibly a seller disguised as Santa Claus. The Mystery, the joy: evacuated! Make room to electronic stuffs and synthetic fir tree! This voluntary impoverishment is typical of the time when we live, a time which denies the mystery, denies the transcendent, and is fascinated for artificial intelligence or the enhanced man. It is an impoverished time and because of that it is in the grip of a deep “existential” emptiness, it has lost direction. It is a deadly time when the United Nations Human Rights Committee has nothing more relevant to do than install, in a masterpiece of fashionable falsity, abortion and euthanasia as “rights”, in the heart of the “right to life” of the 1948 Universal Declaration. Facing the crib which they eliminate, this is the very “bright answer” which our “culture” is able to bring in. A culture in decline, despite the glitter, a culture which loses hope.
This is why the crèche is important. In its simplicity, in its destitution, in its opening toward the future, it is sign and realization of hope, the real hope, the Christian hope founded in Jesus Christ. The crèche tells us the “yes” of Mary. Mary who, while initially troubled by the message of the angel, comes to a total surpassing of herself, and, without fear, dare to say for us “be it done to me according to thy word“(Luke, 1,88). Mary was able to say this on our behalf because her soul was young, simple and pure, capable of the total gift of oneself, totally placing herself in God’s hands. “For nothing shall be impossible with God” (Luke, 1, 87). And God worked wonders through Mary, because she wholly trusted Him.
The crèche invites us to this total trust, to resume in front of God and of His immense mystery a child’s attitude, with eyes shining with joy and hope, not yet corrupted by the glitter of the world, by the false promises of the whole digital, by the ideology of a physical superman without spiritual dimension, unable to love.
For the Christian medical doctor, the crèche offers an additional dimension: it is the place where all vulnerable people, vulnerable in their spirit, vulnerable in their means, vulnerable in their body can find themselves. It is the place where solidarity learns to develop, between those who observe and those who come to take place in the crèche, as actors: the poor people, the outcasts, the suffering. «“Amen, I say to you, as long as you did it for one of these, the least of my brethren, you did it for me” (Mt 25, 40), said Our Lord. Let us put our patients, the sick people whom we visit, examine, care, on the crib, in the place of baby Jesus. There was in Bethlehem, in the cave-stable, according to the tradition, an ox and a donkey to warm up the child by their presence. Let make us a little “ox and donkey” for our patients, at this time of Christmas, and in particular for the oldest, the most frail, the most abandoned. Time is precious, consultations have to be made and the waiting room has to empty: we “do not have time”. But this does not prevent us from giving a smile, a sentence of encouragement, a sign of empathy. They so much need it!
“Glory to God in the highest, and on earth peace among men of good will”(Luke, 2, 14)
Fr Jacques Suaudeau
Ecclesiastical Assistant FIAMC
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Messaggio di Natale
“Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Luca, 2,11)
Oggi: è oggi che viene a noi il Signore, il Salvatore, nell’evocazione liturgica della Natività, nella rappresentazione materiale dei nostri presepi, nello spirito di Natale che viene ad abitare i nostri cuori e cambiare l’atmosfera intorno a noi.
Questo evento è accaduto 2018 anni fa, o 2020 anni se si rettifica le date, e tuttavia questo è sempre “oggi.”
Perché il Cristo è sempre la novità assoluta, Quello che interviene nelle nostre piccole faccende per dirci che c’è una Verità, ed una sola, al di la di tutte le nostre preoccupazioni umane, al di la di tutte le nostre questioni di denaro, di posizione, di potere, di profitto, e che questa verità trascende tutti i tempi e tutti i i paesi. C’invita ad entrare nel suo ” Regno”, a vedere differentemente le cose, in profondità, ad aprire il nostro cuore alo suo luminoso messaggio, sempre attuale.
Natale è secondo dopo Pasqua nell’importanza delle feste cristiane, ma non ci sarebbe stata Pasqua se non c’era stato Natale. E non ci sarebbe stato Natale se non c’era stato di prima Maria, dicendo il suo” sì” al piano del Signore, in nostro nome, Maria illuminata dallo spirito Santo.
Andremo a contemplare il presepio, nella notte di Natale, come ogni anno. Il presepio è tutto un insegnamento che possono percepire tutti, piccoli e grandi, bambini come persone vecchie, con differenti prospettive, certo, ma con un stesso profitto, se il cuore è ben aperto. È significativo che, nella presentazione commerciale, onnipresente, di Natale, questo presepio tende oggi a ridursisi, se no a sparire totalmente. Rimangono le piattezze, le ghirlande, le palle di vetro colorato, la falsa neve, alcuni orsi polari, ed eventualmente un venditore travestito in Babbo Natale. Il Mistero, la gioia: sono evacuate! Largo all’elettronica ed all’abete sintetico! Questo impoverimento volontario è tipico dell’epoca dove viviamo, un’epoca che nega il mistero, nega il trascendente, ed appassionati per l’intelligenza artificiale o l’uomo aumentato. Un’epoca impoverita e del colpo in preda ad un grande vuoto ” esistenziale”, una perdita di senso. Un’epoca mortifera nella quale il Comitato dei Diritti dell’uomo dell’ONU non ha saputo fare niente di più brillante che di far entrare, in un capolavoro di falsità mentale, l’aborto e l’eutanasia come dei “diritti” , nel centro stesso del “diritto alla vita” proclamato dalla Dichiarazione Universale del 1948. Di fronte al presepio che si elimina, è tutta la brillante risposta che la nostra ” cultura” è capace di portare. Una cultura in declino, malgrado i lustrini, una cultura che perde la speranza.
È per questo che il presepio è importante. Nella sua semplicità, nella sua indigenza, nella sua apertura sull’avvenire, è segno e realizzazione della speranza, della vera speranza, che è la speranza cristiana fondata in Gesù Cristo. Il presepio ci dice il ” sì” di Maria. Maria che, benchè sconvolta da il messaggio dell’angelo, se supera totalmente, e, senza timore, osa dire per noi ” Avenga di me quello che hai detto” (Luca 1, 37) Maria ha potuto dire questo nel nostro nome perché la sua anima era giovane, semplice e pura, capace del dono totale di si, di rimettersi totalmente nella volontà del Signore. Ora ” nulla è impossibile a Dio.” E Dio ha fatto delle meraviglie tramite Maria, perché aveva totalmente fiducia in Lui.
Il presepio c’invita a questa totale fiducia, a prendere davanti a Dio ed il suo immenso mistero un atteggiamento di bambino, con occhi che brillano di gioia e di speranza, non ancora corrotto dai lustrini del mondo, dalle false promesse del tutto digitale, dall’ideologia di un superuomo fisicamente, pero senza dimensione spirituale, incapace di amare.
Per il medico cristiano, il presepio offre una dimensione supplementare: è il luogo dove tutte le persone vulnerabili, nel loro spirito, nei loro mezzi, nel loro corpo possono ritrovarsi. È il luogo dove la solidarietà impara a svilupparsi, tra quelli che osservano e quelli che vengono a prendere posto nel presepio, come attori: i poveri, gli esclusi, gli sofferenti. ” Ciò che farete a più piccoli dei miei, appartengo a me che lo farete”, ha detto il Nostro Signore. Sappiamo porre i nostri malati, le persone che visitiamo, esaminiamo, curiamo, sulla mangiatoia, al posto del bambino Gesù. C’era a Bethlehem, nella grotta-stalla, secondo la tradizione, il b, Facciamoci un poco ” bqB per i nostri pazienti, in questo tempo di Natale, ed in particolare per i più vecchi, più fragili, gli abbandonati talvolta più. Il tempo manca, le consultazioni devono farsi e la sala di attesa deve désemplir: noi ” non abbiamo il tempo.” Ma ciò non c’impedisce di dare un sorriso, una frase di incoraggiamento, un segno di empatia. Essi ed esse ne hanno tanto bisogno!
” Gloria a Dio più su dei cieli e paci sulla terra agli uomini che ama”
Padre Jacques Suaudeau
Assistente Ecclesiastico FIAMC
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Message de Noël
Aujourd’hui, dans La Cité de David, un sauveur vous est né, qui est le Christ Seigneur
Aujourd’hui : c’est aujourd’hui que vient à nous le Seigneur, le Sauveur, dans l’évocation liturgique de la Nativité, dans la représentation matérielle de nos crèches, dans l’esprit de Noël qui vient habiter nos cœurs et changer l’atmosphère autours de nous.
Cet évènement s’est passé il y a 2018 ans (ou 2020 ans si l’on rectifie les dates), et pourtant c’est toujours « aujourd’hui ».
Parce que le Christ est toujours la nouveauté absolue, Celui qui intervient dans nos petites affaires pour nous dire qu’il y a une vérité, et une seule, par delà toutes nos préoccupations humaines, par delà toutes nos questions d’argent, de position, de pouvoir, de profit, et que cette vérité transcende tous les temps et toutes les places. Elle nous invite à entrer dans son « Royaume », à voir les choses différemment, en profondeur, à ouvrir notre cœur à son message lumineux et toujours actuel.
Noël est second après Pâques dans l’importance des fêtes chrétiennes, mais il n’y aurait pas eu de Pâques s’il n’y avait pas eu Noël. Et il n’y aurait pas eu Noël s’il n’y avait pas eu d’abord Marie, disant « oui » en notre nom à tous, au plan du Seigneur, Marie illuminée de l’Esprit Saint.
Nous irons contempler la crèche, dans la nuit de Noël, comme chaque année. La crèche est tout un enseignement, que peuvent percevoir petits et grands, enfants comme personnes âgées, avec différentes perspectives, certes, mais avec un même profit, si le cœur y est, par delà les yeux. Il est significatif que, dans la présentation commerciale, omniprésente de Noël, cette crèche tend aujourd’hui à se réduire, sinon à disparaître totalement. Il reste les platitudes, les guirlandes, les boules, la fausse neige, quelques ours polaires, et éventuellement un vendeur déguisé en Père Noël. Le Mystère, la joie : évacués ! Place à l’électronique et au sapin synthétique ! Cet appauvrissement volontaire est typique de l’époque où nous vivons, une époque qui nie le mystère, nie le transcendant, et se captive pour l’intelligence artificielle ou l’homme augmenté. Une époque appauvrie et du coup en proie à un grand vide « existentiel », une perte de sens. Une époque mortifère où le Comité des Droits de l’homme de l’ONU n’a rien su faire de plus brillant que de faire rentrer, dans un chef d’œuvre de fausseté mentale, l’avortement et l’euthanasie comme des « droits » , au cœur même du « droit à la vie ». Face à la crèche que l’on élimine, c’est toute la brillante réponse que notre « culture » est capable d’apporter. Une culture en déclin, malgré les paillettes, une culture qui perd l’espérance.
C’est pourquoi la crèche est importante. Dans sa simplicité, dans son dénuement, dans son ouverture sur l’avenir, elle est signe et réalisation de l’espérance, la vraie espérance, l’espérance chrétienne fondée en Jésus Christ. La crèche nous dit le « oui » de Marie. Marie qui, bouleversée par le message de l’ange, se dépasse totalement, et, sans crainte, ose dire pour nous « Que tout m’advienne selon ta parole ». Marie a pu dire cela en notre nom parce que son âme était jeune, simple et pure, capable du don total de soi, de se remettre totalement à la volonté du Seigneur. Or « rien n’est impossible à Dieu ». Et Dieu a fait des merveilles par Marie, parce qu’elle avait totalement confiance en Lui.
La crèche nous invite à cette totale confiance, à reprendre devant Dieu et son immense mystère une attitude d’enfant, aux yeux brillant de joie et d’espérance, pas encore corrompu par les paillettes du monde, par les fausses promesses du tout digital, par l’idéologie d’un surhomme physique sans dimension spirituelle, incapable d’aimer.
Pour le médecin chrétien, la crèche offre une dimension supplémentaire : elle est le lieu où toutes les personnes vulnérables, dans leur esprit, dans leurs moyens, dans leur corps peuvent se retrouver. Elle est le lieu où la solidarité apprend à se développer, entre ceux qui observent et ceux qui viennent prendre place dans la crèche, comme acteurs : les pauvres, les exclus, les souffrants. « Ce que vous ferez au plus petit d’entre les miens, c’est à moi que vous le ferez », a dit Notre Seigneur. Sachons placer nos malades, les personnes que nous visitons, examinons, soignons, sur la mangeoire, à la place de l’Enfant Jésus. Il y avait à Bethlehem, dans la grotte-étable, selon la tradition, le bœuf et l’âne pour réchauffer l’enfant de leur présence. Faisons nous un peu « bœuf et âne » pour nos patients, en ce temps de Noël, et en particulier pour les plus âgés, les plus frêles, parfois les plus abandonnés. Le temps manque, les consultations doivent se faire et la salle d’attente doit désemplir : nous « n’avons pas le temps ». Mais cela ne nous empêche pas de donner un sourire, une phrase d’encouragement, un signe d’empathie. Ils et elles en ont tant besoin !
« Gloire à Dieu au plus haut des cieux et paix sur la terre aux hommes qu’il aime »
Mgr Jacques Suaudeau
Assistant Ecclésiastique FIAMC