Il Centro Studi Rosario Livatino, costituitosi a venticinque anni dal sacrificio del giudice ucciso da mafiosi il 21 settembre 1990, è un gruppo di giuristi – studiosi universitari, magistrati e avvocati – che si ispirano alla testimonianza etica e professionale del magistrato siciliano in un’ottica di coerenza con il diritto naturale. Lo scopo del Centro è di fornire proposte sui temi etici, politici e giuridici che si presentano nel momento presente, prevalentemente sulla vita, sulla famiglia e sulla libertà religiosa, che contribuiscano alla realizzazione del bene comune.
Il Centro è sorto dalla convinzione che gli innumerevoli attentati alla vita umana e alla solidarietà sociale che si consumano nella società contemporanea costituiscono, come ha insegnato San Giovanni Paolo II, “[…] una minaccia frontale a tutta la cultura dei diritti dell’uomo” (Lett. Enc. Evangelium Vitae, 18, corsivo nell’originale). Tale minaccia è “[…] capace, al limite, di mettere a repentaglio lo stesso significato della convivenza democratica: da società di «con-viventi», le nostre città rischiano di diventare società di esclusi, di emarginati, di rimossi e soppressi” (ibidem). A fronte di questa minaccia, che deforma profondamente la convivenza sociale, per cui “[…] tutto è convenzionabile, tutto è negoziabile: anche il primo dei diritti fondamentali, quello alla vita” (ibidem, 20), il Centro Livatino ha intrapreso un’opera culturale che, partendo dall’intimo della coscienza morale di ciascuna persona, intende risvegliare la «coscienza morale» della società, affinché essa, liberandosi dall’ “[…] influsso invadente di molti strumenti della comunicazione sociale” (ibidem, 24), possa ripartire per “[…] un nuovo cammino di amore, di accoglienza, e di servizio alla vita umana” (ibidem).
Il cammino è arduo e accidentato. Le capacità intellettuali e le energie morali dei componenti del Centro Livatino sono certamente impari al compito assunto. Di questa inadeguatezza essi sono consapevoli. Perciò, lungi dal chiudersi in se stessi, essi desiderano aprirsi all’intera comunità dei giuristi che si confrontano quotidianamente con i problemi della giustizia e dell’ingiustizia, rischiando spesso di confondere, per la complessità delle questioni sottese alle vicende umane oggetto di considerazione, i confini tra il bene e il male anche con riferimento al contenuto dei diritti umani e alla portata stessa del fondamentale diritto alla vita.
I giuristi del Centro Livatino sono convinti che la questione decisiva dell’ora presente sia di tipo antropologico e riguardi in modo preminente i temi relativi all’essenza e ai fini della persona umana. Occorre dire, sempre alla sequela di San Giovanni Paolo II, che il dramma vissuto dall’uomo contemporaneo è nell’intimo della coscienza morale. All’eclissi del senso di Dio o, in ogni caso, all’offuscarsi del valore trascendente della vita umana, “[…] si tende a smarrire anche il senso dell’uomo, della sua dignità e della sua vita” (Evangelium Vitae, 21).
I richiami talora affioranti negli interventi del Centro Livatino alle verità relative all’essenza e al destino dell’uomo non costituiscono affatto espressione di una chiusura di tipo religioso alle novità recate dalle scienze umane, né intendono costruire una barriera oppositiva pregiudiziale nei confronti del pensiero che oggi si proclama «laico». Tutto al contrario, l’intento del Centro è di comprendere il vero e il buono contenuto nelle proposte degli studiosi di ogni tendenza in vista della risoluzione in senso umanistico dei problemi spesso terribili che affiorano alla coscienza dell’uomo contemporaneo, per fronteggiare i rischi incommensurabilmente gravi che circondano e talora minacciano la stessa sopravvivenza delle generazioni future.
La testimonianza di Rosario Livatino, emblematicamente assunto a icona dell’impegno, che fu magistrato operoso dedito integralmente alla promozione della giustizia e, al contempo, fu cristiano fervente, è il viatico che accompagna l’esperienza degli studiosi e degli operatori del diritto appartenenti all’Istituto che da lui ha preso il nome.
Il Centro, che ha svolto nei suoi tre anni di esistenza attività interne di informazione, documentazione e studio, nonché attività esterne di mobilitazione culturale, come l’appello contro il DDL Cirinnà e contro il DDL sulle DAT, che hanno raccolto l’adesione di illustri giuristi, nonché di chiarificazione su vicende di particolare interesse nel campo della giustizia, si dota ora, con la pubblicazione di questo primo numero, di una rivista semestrale on-line, denominata “L-Jus”, con l’obiettivo di approfondire sul piano scientifico i temi che costituiscono oggetto del suo peculiare interesse, estendendo la propria attenzione verso il tema della società e dello Stato.
L’esigenza della rivista è dettata dalla consapevolezza circa la complessità dei problemi odierni, che occorre illuminare con una acribia scientifica particolarmente accurata, liberandosi dall’approssimazione del dibattito troppo spesso corrente. Lo strumento della rivista consentirà di sostenere gli interventi del Centro Livatino nel dialogo culturale e giuridico con un approfondimento scientifico adeguato.
L’estensione ai temi della società e dello Stato è altresì necessario per la corretta collocazione dell’opera che il Centro Livatino intende svolgere sul piano giuridico. La legge e lo Stato sono oggi in crisi, non soltanto in Italia, ma ovunque, in qualsiasi Paese del mondo. Questo è un sintomo grave della scomparsa della relazione sociale, di qualsiasi relazione sociale, da quella familiare a quella economica a quella amministrativa a quella statale. E’ il segno dell’atomizzazione della vita sociale, frutto di una concezione della libertà individualistica che, esaltando in modo assoluto il singolo individuo, “[…] non lo dispone alla solidarietà, alla piena accoglienza e al servizio dell’altro” (Evangelium Vitae, 19). Infatti, la libertà assoluta finisce per rinnegare se stessa e rischia di disporsi all’eliminazione dell’altro o degli altri o alla loro strumentalizzazione, quando questi non si prestino più a servire ai suoi interessi.
La trattazione dei temi relativi alla società e allo Stato troverà il suo punto di riferimento centrale nel principio statuito dall’art. 2 della Costituzione repubblicana, che vincola strettamente i diritti inviolabili dell’uomo, intrinsecamente costitutivi della sua personalità, con l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Alla luce di questo principio, che pone al centro della vita sociale la relazione di solidarietà che lega tra loro tutti gli uomini, indipendentemente da distinzioni “[…] di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 Costituzione), il Centro Livatino si impegna a contribuire al bene comune, cui la rivista che oggi compare cercherà di fornire il suo apporto.
L-JUS: una rivista on line di approfondimento, proposta, dialogo