L’insegnamento dell’enciclica Laudato si’ viene spesso ridotto unicamente a invito alla conversione ecologica integrale, mentre il messaggio dei 246 numeri dell’enciclica è molto più complesso, e può essere compreso solo tenendo conto di tutti i numeri, dal primo all’ultimo.
Ricordando molti interventi precedenti del magistero, l’introduzione mostra la continuità dell’interesse del magistero per le questioni ambientali.
Il primo capitolo, Quello che sta accadendo nella nostra casa, ritiene necessario descrivere per sommi capi alcuni aspetti della questione ambientale, «prima di riconoscere come la fede apporta nuove motivazioni ed esigenze».
Il secondo capitolo, Il Vangelo della creazione, costituisce il cardine dell’enciclica e il contributo specifico del magistero con gli apporti della fede: gli squilibri ambientali vengono spiegati come conseguenze della rottura delle relazioni originarie dell’uomo con Dio, con il prossimo e con la natura, rottura provocata dal peccato dell’uomo che ha preteso di prendere il posto di Dio.
Nel terzo capitolo, La radice umana della crisi ecologica, la causa del degrado ambientale è attribuita tanto a un uso della tecnica che non tiene conto dell’ordine intrinseco delle creature, ma che tende a sfruttare risorse naturali soprattutto per interessi individuali ed economici, quanto a un consumismo, che l’enciclica definisce compulsivo e ossessivo.
Il quarto capitolo, Un’ecologia integrale, sottolinea la stretta relazione esistente tra degrado ambientale e degrado sociale, ed esamina anche varie forme di sfruttamento.
Il quinto capitolo, Alcune linee di orientamento e di azione, denuncia gli scarsi risultati delle politiche ambientali nazionali e internazionali, e propone alcuni interventi e cambiamenti del comportamento per migliorarne l’efficienza. La parte finale del capitolo, rivendicando il contributo che la religione può offrire alla questione ambientale, introduce l’ultimo capitolo.
Il sesto e ultimo capitolo, Educazione e spiritualità ecologica, sottolinea la necessità di un cambiamento di stile di vita, che coincide con la conversione personale, che sola consente di «recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio». Se all’origine dei problemi ambientali sta il peccato, la loro soluzione consiste nel riconoscere le proprie colpe e nella conversione.
L’enciclica raccomanda anche di discernere tra le differenti forme di ecologia, e mette in guardia, per esempio, tanto dall’«equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità», quanto dalla «divinizzazione della terra», concezioni che «finirebbero per creare nuovi squilibri nel tentativo di fuggire dalla realtà che ci interpella». In contrasto con la «divinizzazione della terra», «I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale» e «Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione».
C’è anche una critica a ecologie laiciste: «non si può proporre una relazione con l’ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio. Sarebbe un individualismo romantico travestito da bellezza ecologica e un asfissiante rinchiudersi nell’immanenza», ed è sempre necessario tenere presente che «dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato» e
La conversione ecologica, non può essere unicamente una «conversio ad naturam», ma presuppone una «conversio ad Deum».
Dott. Ermanno Pavesi