“Lettere al Popolo della Vita. Aborti (reali) in crescita. Silenzi e bugie” di Gian Luigi Gigli
È stata pubblicata la relazione annuale del ministro della Salute sulla legge 194, contenente i dati degli aborti legali negli anni 2014 e 2015. L’andamento, a prima vista positivo, non consente alcun compiacimento, e non solo per le dimensioni della strage (87.639 aborti nel 2015!). Oltre il 15% delle Ivg legali è stato ottenuto con Ru486. La trasformazione da chirurgico a farmacologico, oltre ad essere più rischiosa per la donna (due morti accertate in due anni in Italia!) incoraggia anche l’aborto ‘fai da te’ nella clandestinità, grazie a farmaci simili al mifepristone, autorizzati per altre indicazioni o per la cosiddetta contraccezione d’emergenza, come nel caso dell’ulipristal acetato ( ellaOne). Il Ministero stesso segnala che il decremento di aborti osservato nel 2015, in particolare tra il secondo e terzo trimestre, potrebbe essere collegato all’eliminazione per le maggiorenni dall’obbligo di prescrizione medica per la pillola dei 5 giorni dopo, le cui vendite sono cresciute a dismisura. È vero che ellaOne viene assunta anche solo nel dubbio di un concepimento, ma se anche questo fosse già avvenuto nel 20% dei casi, si tratterebbe pur sempre di altri 20.000 aborti precocissimi.
Se per l’aborto precoce la tendenza è verso la chimica, la chirurgia resta invece indispensabile per sopprimere i bambini con accertate malformazioni. La selezione eugenetica con l’Ivg è in costante crescita: gli aborti dopo la 12esima settimana sono 4.312 nel 2015 (5 % del totale), decuplicati rispetto allo 0,5% del 1981, 2.860 dei quali dopo la 16esima settimana e di questi 1.044 oltre la 21esima settimana! Accanto all’aborto frutto della cultura dello scarto, per evitare conseguenze di comportamenti sessualmente irresponsabili o l’arrivo di un bambino non del tutto sano, resta quello causato dal bisogno, del quale è un indicatore la maggiore percentuale di aborti tra le immigrate. È rispetto alla prevenzione di questi aborti, che pure la 194 si proporrebbe, che ancora una volta sorprende l’assenza di ogni dato nella relazione ministeriale. A indicare un’azione per rimuovere le cause che la porterebbero all’Ivg (art. 5 legge 194/78), non basta che il numero di colloqui sia superiore al numero di certificati rilasciati.
A parte l’inattendibilità del dato (secondo la tabella, a fronte di 24.283 colloqui in Lombardia sarebbero stati rilasciati solo 192 certificati!!!), esso nulla dice su cosa sia avvenuto nel colloquio e sugli strumenti, anche di sostegno economico, di cui il medico abbia potuto avvalersi. La mancanza di validi interventi di prevenzione socio-economica ed educativa è testimoniata anche dagli aborti ripetuti, che nel 2015 sono stati il 26.9%, dato stabile negli ultimi 10 anni. Infine, preoccupa il diffondersi di una mentalità antinatalista: il 44.8% delle donne italiane che ha chiesto l’Ivg non aveva alcun figlio! Le modificazioni in atto del fenomeno abortivo chiedono al Movimento tutto e alla rete dei Cav in particolare una profonda revisione delle nostre linee di azione culturale e assistenziale.
- Gian Lugi Gigli, FIAMC Past President (1998-2006)