LA MOLTEPLICITÀ E LA MULTIFORMITÀ DEL CREATO
Dott. Ermanno Pavesi
Segretario generale della FIAMC
«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21)
La molteplicità e la multiformità del creato e delle creature sono ammirevoli e vengono spesso minacciate soprattutto nella fase attuale della nostra civiltà, in cui mode e norme, tanto nazionali quanto internazionali, tendono a regolamentare, omologizzandola, tutta la realtà: dai comportamenti umani ai prodotti agricoli e industriali.
D’altra parte si deve tenere presente che la società umana, come del resto ogni esistenza umana, si trova in un continuo processo di trasformazione che dovrebbe portare tanto al perfezionamento individuale quanto al miglioramento della qualità della vita. Si tratta di un processo di conversione, di sostituzione dell’uomo vecchio con quello nuovo.
Ma questo presuppone l’esistenza e il riconoscimento di criteri certi per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è buono da ciò che è cattivo, evitando ogni forma di relativismo, pur nella consapevolezza dei limiti della ragione umana, ma d’altra parte contando sull’aiuto e la guida della Rivelazione, della Tradizione e del Magistero. È proprio con questi principi che è possibile, come invita San Paolo, essere aperti, cercare i semi di verità che possono essere presenti nelle opinioni e nelle credenze degli altri, e farne tesoro, ma non accettando altre concezioni in quanto „diverse“, ma solo nella misura in cui contengono semi di verità.
In questa prospettiva, diversità non può avere valore in sé, come non l‘ha l’affermazione che due più due fa tre. Per questo, all’inizio, ho preferito parlare di molteplicità e di multiformità, invece che di diversità. Essere diverso, andare contro corrente non significa necessariamente rompere schemi e allargare orizzonti, ma può compromettere principi fondamentali per la convivenza umana. Si può ricordare il giuidizio negativo sul movimento del ´68 dell’intellettuale italiano PierPaolo Pasolini: il ´68 ha aiutato il sistema a distruggere quei valori che il sistema stesso non era riuscito a distruggere.
E oggi vediamo gruppi di giovani e meno giovani impegnati in battaglie per certi diritti „civili“ in piena sintonia con supercapitalisti come Bill Gates o che dirigono imprese com Amazon, Apple ecc. che tendono a imporre con i loro (quasi-)monopoli quel pensiero unico tanto spesso criticato da Papa Francesco: „En muchos países, la globalización ha significado un acelerado deterioro de las raíces culturales con la invasión de tendencias pertenecientes a otras culturas, económicamente desarrolladas pero éticamente debilitadas“ (Evangelii gaudium, n. 62). In questo passaggio il Santo Padre si mostra preoccupato anche per il deterioramento delle radici culturali. Questo può valere soprattutto poiché „El substrato cristiano de algunos pueblos —sobre todo occidentales— es una realidad viva“ (Evangelii gaudium, n. 68). È legittimo deteriorare le radici culturali delle nostre società in nome della diversità e accettando, in nome della diversità, tendenze di “culturas éticamente debilitadas”?
Un pensiero unico che anche nei confronti della diversità presenta contraddizioni eclatanti: da una parte si mostra particolarmente sensibile ai diritti dei „diversamente abili“, dall’altra non mostra alcuna attenzione al diritto fondamentale, quello alla vita, per esempio, nei confronti dei portatori di Sindrome di Down, che costituisce l’indicazione per l’aborto.
L’educazione deve ispirarsi a norme morali oggettive:
„Como bien indican los Obispos de Estados Unidos de América, mientras la Iglesia insiste en la existencia de normas morales objetivas, válidas para todos, «hay quienes presentan esta enseñanza como injusta, esto es, como opuesta a los derechos humanos básicos. Tales alegatos suelen provenir de una forma de relativismo moral que está unida, no sin inconsistencia, a una creencia en los derechos absolutos de los individuos. En este punto de vista se percibe a la Iglesia como si promoviera un prejuicio particular y como si interfiriera con la libertad individual». Vivimos en una sociedad de la información que nos satura indiscriminadamente de datos, todos en el mismo nivel, y termina llevándonos a una tremenda superficialidad a la hora de plantear las cuestiones morales. Por consiguiente, se vuelve necesaria una educación que enseñe a pensar críticamente y que ofrezca un camino de maduración en valores“. (Evangelii gaudium, n. 64)
La condivisione di principi fondamentali è importante, se non indispensabile, anche per una convivenza pacifica, in cui tutti, o almeno una grande maggioranza, contribuiscono al bene comune:
„Reconozcamos que una cultura, en la cual cada uno quiere ser el portador de una propia verdad subjetiva, vuelve difícil que los ciudadanos deseen integrar un proyecto común más allá de los beneficios y deseos personales“ (Evangelii gaudium, n. 61). Infatti, in questo caso vi è piuttosto la ricerca individualistica del proprio interesse, e „l’altro“ diventa solo un concorrente potenziale o reale.