UNA STRATEGIA PER LA LOTTA ALL’ETEROLOGA
Proposta dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân alle associazioni pro-life e pro-famiglia
L’Osservatorio Cardinale Van Thuan è già intervenuto sulla questione della fecondazione eterologa e dei nuovi scenari aperti dalla sentenza della Corte costituzionale che ne ha dichiarato incostituzionale il divieto. Con il presente comunicato si intende riprendere le osservazioni svolte in precedenza e fare un proposta complessiva che risponda alla domanda “che fare?” che molti oggi si pongono.
La prima cosa da cui partire è l’inaudita gravità della situazione aperta dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato non conforme alla Carta il divieto della fecondazione eterologa previsto dalla legge 40/2004. Secondo la sentenza della Corte, inoltre, non si sarebbe bisogno di una nuova legge in materia non dandosi il caso di vuoto normativo.
Gli effetti della sentenza suddetta sono dirompenti perché aprono le porte allo smontaggio e al rimontaggio a piacere di importanti dimensioni relazionali umane naturali. Non è solo l’apertura a un nuovo diritto, appunto alla fecondazione eterologa, ma del diritto al nuovo, ossia ad un nuovo mondo relazionale riplasmato secondo i molteplici e mutevoli desideri soggettivi. E’ un nuovo modo di vedere le relazioni basilari umane: non più come contenenti un senso che ci fa da guida per il nostro perfezionamento ma come costruibili in laboratorio. E’ legittimo e doveroso paventare un mutamento antropologico e l’invasione dell’umano da parte di nuovi poteri.
Finora la reazione a questa inquietante prospettiva è stata debole e in ordine sparso. Moltissimi, anche tra i cattolici, sembrano distratti oppure rassegnati oppure ossequienti. C’è stato qualche comunicato che ha tentato di suonare l’allarme, come quello già ricordato sopra del nostro Osservatorio, ma l’opposizione finora non si è minimamente organizzata. C’è da aspettarsi che tutta una parte del mondo cattolico, che sempre si è schierata contro la stessa esistenza di principi non negoziabili, anche in questa occasione troverà le motivazioni teologiche o di opportunità per non partecipare alla battaglia. Ma c’è anche un vasto popolo di fedeli che sarebbe pronto a mobilitarsi se gli fosse offerta una strategia, la cui mancanza si fa sentire sempre di più.
Ora, una strategia ha bisogno di individuare il nodo principale e decisivo del problema per fissare gli obiettivi ultimi da raggiungere. Questi obiettivi ultimi, una volta fissati, devono essere costantemente tenuti presenti in quanto indicano la strada anche per gli interventi intermedi o tattici. La domanda diventa allora la seguente: una strategia adeguata alla nuova situazione creatasi a proposito dell’eterologa cosa dovrebbe fissare come obiettivo ultimo?
Dal punto di vista della ragione e della fede cattolica la risposta è una sola: il divieto per legge di ogni fecondazione artificiale, sia omologa che eterologa, in quanto contraria alla dignità della persona umana e al piano di Dio sull’uomo, ossia a quanto una volta si chiamava il diritto naturale e divino.
L’adesione ad interventi di cosiddetta “riduzione del danno” possono essere assecondati a determinate condizioni e, in ogni caso, mai mettendo in discussione o in ombra l’illiceità di fondo di una legge sbagliata.
A proposito delle legge 194/1978 che regola l’aborto in Italia, è purtroppo accaduto che si sia spento l’obiettivo ultimo di abolirla in quanto legge ingiusta e che ci si sia concentrati solo sulla riduzione del danno tramite una sua più puntuale applicazione. Un simile atteggiamento è sbagliato perché manca di strategia. Dismettere l’obiettivo di abolire la legge significa dimenticare che si tratta di una legge ingiusta e, quindi, accettarla. Per la legge 194 troppi hanno dimenticato che si tratta di una legge ingiusta e che l’obiettivo ultimo di abolirla è tuttora valido e obbligante. In parte ciò è già avvenuto anche per la legge 40 sulla fecondazione artificiale.
Si tratta ora di capire come può essere fissato in modo politicamente operativo l’obiettivo ultimo e strategico che abbiamo ora descritto. Un obiettivo strategico deve essere qualcosa di operativo. La strategia riguarda una battaglia – in questo caso politica e culturale – e una battaglia deve avere degli obiettivi operativi chiari.
L’obiettivo ultimo di vietare la fecondazione artificiale va tradotto nel seguente obiettivo pratico e politico: cambiare la Costituzione inserendovi il divieto espresso di attuare la fecondazione artificiale. A sostegno di questo passaggio ci sono quattro ordini di ragionamenti.
Innanzitutto, è stata proprio la sentenza della Consulta a collocare il problema su questo piano, il piano, appunto, costituzionale. La sentenza è moralmente inaccettabile e l’unico modo di dar corpo a questa inaccettabilità e di cambiare la Costituzione. Dopo quella sentenza, qualsiasi altro livello della questione è inadeguato.
In secondo luogo, dopo quella sentenza, qualsiasi intervento legislativo, sia del parlamento che del governo, sarà passibile di essere impugnato come incostituzionale. Quindi i giudici ordinari potranno o intervenire direttamente con loro sentenze giurisdizionali per smontare una futura normazione dell’eterologa o ricorrere alla Consulta per incostituzionalità. Tutti gli interventi di riduzione del danno avranno sulla testa questa spada di Damocle. Alla fine ci sarà una accettazione culturale dell’eterologa sempre più diffusa e verrà perso di vista l’obiettivo ultimo. Questo è tenuto vivo solo se si traduce chiaramente nell’obiettivo di cambiare la Costituzione e impedire alla radice l’opera demolitrice dei giudici di cui abbiamo già avuto una lunga e dolorosa esperienza.
In terzo luogo, c’è un discorso di ordine generale e non solo italiano. Gli ultimi tre Rapporti sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo del nostro Osservatorio hanno documentato come in molte parti del mondo i testi costituzionali stanno diventando il vero campo di battaglia tra antropologie e teologie in competizione. Il popolo croato ha cambiato la Costituzione del proprio Paese per blindare il principio che il matrimonio deve intendersi tra un uomo e una donna. Altri Paesi seguiranno. Viceversa, in Argentina, i partiti al governo che hanno introdotto leggi libertarie evidentemente anticostituzionali stanno pensando di cambiare la costituzione per blindare queste novità. Come si vede, le due parti in conflitto si fronteggiano sul terreno della Costituzione. Perché non anche da noi?
Infine, assistiamo ad una notevole pressione degli organismi internazionali affinché gli Stati approvino leggi a tutela dei “nuovi diritti”. L’opposizione a tali influenze è possibile solo con un testo costituzionale blindato su questi temi.
Questi quattro argomenti rendono ineludibile una battaglia sulla Costituzione. Naturalmente, nessuno si fa illusioni sul facile raggiungimento di un simile obiettivo. A renderlo plausibile non è la sua facile praticabilità, ma la sua necessità di fondo, assieme alla sua utilità per mobilitare concretamente le coscienze e le volontà. Se non c’è un obiettivo pratico nessuno si mobilità se non con comunicati o inefficaci prese di posizione.
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A STRATEGY FOR THE BATTLE AGAINST HETEROLOGOUS INSEMINATION
A Proposal of the Observatory to pro-life and pro-family associations
The Observatory Cardinal Van Thuân has already made its position clear on the issue of heterologous insemination and the new scenarios opened by the ruling of the Constitutional Court of Italy, which declared the prohibition thereof to be unconstitutional The intention of this brief statement is to revisit the observations made in the past and present a global proposal in response to what many people are asking themselves today: “now what do we do?”.
The first thing to be kept in mind and begin from is the unprecedented gravity of the situation ushered in by the Constitutional Court’s ruling, which declared the prohibition of the heterologous insemination contemplated in Law 40 to be unconstitutional. According to this ruling, there would be no need for a new law regarding this matter insofar as there is no regulatory vacuum.
The effects of the aforementioned decision are devastating because they open the door to the whimsical undoing and redoing of important and natural human relational dimensions. It is not only the opening of a new right, the right to heterologous insemination, but the right to newness, that is to say the right to a new relational world remolded and reshaped according to a myriad of ever changing subjective desires. It is a new way of looking upon basic human relations: no longer as embodying a sense that guides us in pursuing and achieving self-fulfillment, but “able to be pieced together” in a laboratory. It is quite legitimate to fear the onset of an anthropological mutation and the invasion of humanness by new powers.
The reaction to this alarming perspective has thus far been rather weak with far from closed ranks. Many, many are those, also among Catholics, who seen distracted, resigned or even submissive. Some public statements have been made in an effort to sound an alarm, as mentioned above about our Observatory, but opposition is still completely unorganized. It is to be expected that a whole part of the Catholic world that has always taken sides against the selfsame existence of non negotiable principles will find theological motives or reasons of opportuneness for not taking part in the battle on this occasion as well. Nonetheless, there is also a vast people of the faithful that would be prepared for mobilization if they were offered a strategy, the lack of which is being felt more and more.
As we know, a strategy has to identify the principle and decisive crux of the problem in order to set the ultimate objectives to be achieved.
From the viewpoint of reason and the Catholic faith there is only one reply: the prohibition by force of law of any artificial insemination, homologous or heterologous, insofar as contrary to the dignity of the human person and God’s plan for man, contrary to what once upon a time was called natural and divine law.
Regarding Law 194/1978 that regulates abortion in Italy, what has unfortunately occurred with the passing of time is that the ultimate objective of repealing that law insofar as unjust has faded away completely and people have concentrated only on limiting damages through a more scrupulous application of the law in its entirety. Such an attitude is off course because lacking is a strategy. This has already occurred to a certain degree with Law 40 on artificial insemination.
It is now a matter of understanding how the ultimate and strategic objective we have illustrated can be set in a politically operational way. A strategic objective cannot be a desire, a value or a principle: it must be something operational. Strategy has to do with battle – in this case a political and cultural battle – and a battle has to have and pursue clear operational objectives.
The ultimate objective of prohibiting artificial insemination has to be translated into the following practical and political objective: amend the Constitution by adding to it the explicit prohibition against engaging in artificial insemination. Four are the lines of reasoning that sustain this move forward.
First of all, the selfsame ruling of the Constitutional Court raised the matter to this level, to the level of the Constitution. This ruling is morally unacceptable, but the only way to give true substance to this unacceptability is to change the Constitution. In the wake of that sentence any other level would be inadequate.
Secondly, any legislative or regulatory measures adopted by either parliament or the government after this ruling will be liable to be impugned as unconstitutional. Therefore, ordinary magistrates will be able to intervene directly with their jurisdictional sentences to demolish any future provisions regarding heterologous insemination, or take recourse to the Constitutional Court on the grounds of unconstitutionality. Therefore, all efforts to limit damages will have this sword of Damocles hanging over them. In the end there will be an ever more widespread cultural acceptance of heterologous insemination and lost from sight will be the ultimate objective. This objective is kept alive only if it is clearly projected and perceived as having to do with a change to the Constitution and cutting off at its very roots the destructive work of judges, with which we have already had lengthy and sorrowful experience.
Thirdly, there is a consideration of a more general nature and not just related to Italy. The last three editions of our Observatory’s Report on the Social Doctrine of the Church in the World have presented documentary evidence regarding how constitutional texts in various parts of the world are becoming real fields of battle between competing anthropologies. The Croatians have changed their country’s Constitution to ironclad the principle that matrimony is to be understood between a man and a woman. Other counties will follow in their footsteps. In Argentina, on the other hand, the ruling coalition of political parties that have introduced evidently anti-constitutional libertarian legislation are now thinking about amending the Constitution in order to ironclad these innovations. As we can see, the two fronts in conflict are facing off on the field of the Constitution. Why don’t we do the same thing?
Lastly, we witness a considerable amount of pressure being exercised by international organizations so countries would approve legislation protecting “new rights”. Opposition to influence like this is only possible with a Constitution ironclad on themes such as these.
These four lines of reasoning and argumentation render a battle on constitutional grounds unavoidable. Naturally, no one harbors illusions about the easy or swift attainment of this objective. What makes it plausible is not its facile viability, but rather the essential need for it, together with its usefulness in concretely mobilizing the conscience and the resolve of individuals. The only type of mobilization taking place without a practical objective comes down to communiqués or toothless declarations of one’s stance on the issue.