Rito ambrosiano

III Domenica di Pasqua

Giovanni 1, 29-34

In quel tempo. Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Commento

La testimonianza di Giovanni Battista viene presentata nell’arco di due giorni: nei versetti che precedono questo brano la testimonianza è indiretta e negativa; nel giorno seguente, è diretta e positiva, ed è rivolta a Israele.

La designazione di Gesù come “l’Agnello di Dio” è propria dell’evangelista Giovanni e richiama l’agnello pasquale. Gesù è il nuovo Agnello: il suo sacrificio perciò adempie e realizza definitivamente gli antichi sacrifici e segna la nuova Alleanza con Israele e con tutta l’umanità, nuovo popolo di Dio. Ma l’espressione “Agnello di Dio” richiama anche le profezie di Isaia sul Servo di Jahvè” che al cap. 53,7 è paragonato all’agnello e viene presentato come colui che ha preso su di sé i peccati del popolo. In questo senso la dichiarazione del Battista, confermata e garantita dall’autorità stessa di Dio, ha un sapore messianico: Gesù è l’Eletto (o Figlio) di Dio. Non trascuriamo inoltre che nel profeta Isaia, il Servo di Dio è caratterizzato da due elementi: è innocente ed è annoverato tra i peccatori.

Giovanni, ispirato da Dio, lo riconosce come l’agnello, colui che sarà servo di tutti e darà la vita per noi.

Gesù viene verso Giovani Battista e viene verso ciascuno di noi.

Il desiderio dell’agnello è di togliere il peccato del mondo, non solo di Israele. Il peccato al singolare indica non tanto i singoli peccati, quanto invece la peccaminosità, che è la non conoscenza e la volontaria non accoglienza di Dio, radice di ogni trasgressione. Solo Dio può togliere questa condizione, e proprio per questo ha mandato l’agnello.

Anche Giovanni battista non lo conosceva, perché nessuno conosce Dio. Dio si conosce solo se Lui si auto rivela e se l’uomo lo attende con desiderio. Giovanni riconosce l’agnello perché su suggerimento dello Spirito desidera incontrarlo e ci testimonia di questo incontro che riempie la vita.

Perché la liturgia ambrosiana ci propone questo passo nel tempo della Pasqua?

Innanzitutto, perché resti viva in noi la consapevolezza di essere amati da Dio, che per noi si è fatto agnello che dona la vita. Sarebbe una grande perdita per noi dimenticare la sorgente a cui ci abbeveriamo.

E poi, perché la nostra testimonianza del Risorto è credibile solo se abbiamo gli stessi sentimenti dell’agnello mansueto e diventiamo costruttori di pace e giustizia, perché anche il mondo possa vivere dei frutti della Risurrezione.

Don Michele Aramini