Dall’Evangelo
- Imparate voi che piangete e imparate voi che morite. Imparate voi che vivete per morire (…) Imparate, voi che morite, a meritare d’avere Gesù vicino, a vostro conforto. E se anche non l’avete meritato, osate ugualmente di chiamarmi vicino. Io verrò. Le mani piene di grazie e di conforti, il Cuore pieno di perdono e d’amore, le labbra piene di parole di assoluzione e di incoraggiamento.
La morte perde ogni asprezza se avviene fra le mie braccia. Credetelo. Non posso abolire la morte, ma la rendo soave a chi muore fidando in Me.
Il Cristo l’ha detto per tutti voi, sulla Croce: “Signore confido a Te lo spirito mio”. L’ha detto pensando, nella sua, alle vostre agonie, ai vostri terrori, ai vostri errori, ai vostri timori, ai vostri desideri di perdono. L’ha detto col cuore spaccato di strazio, prima che per la lanciata, e strazio spirituale più che fisico, perché le agonie di coloro che muoiono pensando a Lui fossero addolcite dal Signore e lo spirito passasse dalla morte alla Vita, dal dolore al gaudio, in eterno. 42.9 - Suffragio ai morti si può dare ovunque. E’ preghiera di uno spirito, per lo spirito di chi ci era congiunto, allo Spirito Perfetto che è Dio e che è ovunque. (….) Voi andate, con la parte migliore di voi, ai vostri diletti. Loro, con la loro parte migliore, vengono a voi. E tutto rotea, di questa effusione di spiriti che si amano, intorno al Fulcro Eterno, a Dio: Spirito Perfettissimo, Creatore di tutto quanto fu, è e sarà. Amore che vi ama e v’insegna ad amare. 76.2
- L’uomo, addormentato che sia nel sonno ultimo, non è morto, ma vivo di una più fulgida vita, traendo con la sua parte migliore eterna vita e splendore dal Creatore che l’ha formato. 167.4
- Tutto per me ha inizio in un mondo soprannaturale che abolisce le distanze e annulla le separazioni per cui i figli orfani saranno riuniti con i genitori assurti al seno d’Abramo, e i padri e le madri, le spose e i vedovi ritroveranno i figli perduti e il perduto consorte. 209.5
- La morte non deve spaventare. E’ vita, la morte di chi spera in Dio e vive da giusto. 218.5
- Non sai che l’anima sopravvive? (…) Non sai che ha sempre un’attività nell’oltre vita? Santa se ella è santa. Malvagia se ella è malvagia. Ha i suoi sentimenti. Oh! Come li ha! Di amore, se è santa. Di odio, se è dannata. Odio per chi? Per le cause della sua dannazione. (…) Di amore per chi? Per le stesse cose. E che benedizioni sui figli e sulle attività dei figli può portare un’anima che è nella pace del Signore ! 287.5
- Le anime non sono separate dalla morte. Parlo dei giusti. Essi costituiscono una sola grande famiglia. Fa’ conto di un grande tempio, dove siano quelli che adorano e pregano e quelli che si affaticano. I primi pregano anche per quelli che si affaticano, i secondi lavorano per questi oranti. Così è delle anime. Noi ci affatichiamo sulla terra. Essi ci sovvengono delle loro preghiere, ma noi dobbiamo offrire le nostre sofferenze per la loro pace. E’ una catena che non si rompe. E’ l’amore che lega quelli che furono con quelli che sono. E quelli che sono, devono essere buoni per potersi riunire a quelli che furono e che ci desiderano con loro. 289.40
- Ogni lutto cessa quando si vive il giorno del Signore. La morte cessa la sua asprezza perché da perdita di un figlio, di uno sposo, di un padre, madre o fratello, diviene momentanea e limitata separazione. Momentanea perché con la nostra morte cessa. Limitata perché si limita al corpo, al senso. L’anima nulla perde con la morte del parente estinto, ma anzi non ne è limitata la libertà che a una delle parti: la nostra di superstiti con l’anima ancora serrata nella carne, mentre l’altra parte, quella già passata a seconda vita, gode della libertà e della potenza di vegliarci e di ottenerci più, molto più di quando ci amava dalla carcere del corpo. 295.6
- Chi crede alla mia parola non deve essere triste come chi non crede. Io dico la verità sempre. Anche quando assicuro che non c’è separazione fra le anime dei giusti che sono in seno ad Abramo e quelle dei giusti che sono sulla terra. Io sono la Risurrezione e la Vita. 305.2
- Lui (Dio) vede tutto, Lui sa tutto, Lui fa tutto bene quello che fa. (…) Quando libera un’anima dal corpo, lo fa sempre per un bene più grande, dell’anima stessa e dei suoi congiunti. Egli allora, te l’ho già detto altre volte, aggiunge al ministero dell’angelo custode, il ministero dell’anima che ha chiamato a Sé e che ama di un amore mondo da pesantezze umane i suoi parenti amandoli in Dio. Quando libera un’anima, s’impegna anche di sostituirsi a essa nelle cure ai superstiti. 305.5
- Le anime sono come tanti uccelli che la carne imprigiona nella sua gabbia. La terra è il luogo dove sono portati con la gabbia, ma anelano alla libertà del Cielo: al Sole che è Dio; al Nutrimento giusto per loro, che è la contemplazione di Dio.
Nessun amore umano, neppure il sant’amore di madre per i figli o di figli per la madre, è tanto forte da soffocare questo desiderio delle anime di ricongiungersi alla loro origine che è Dio. Così come Dio, per il suo perfetto amore per noi, non trova nessuna ragione tanto forte da superare il desiderio suo di riunirsi all’anima che lo desidera. (…)
Lui vede tutto. Lui sa tutto. Lui fa tutto bene quello che fa. (…) Quando libera un’anima lo fa sempre per un bene più grande, dell’anima stessa e dei suoi congiunti (…) e si impegna anche di sostituirsi ad essa nelle cure ai superstiti. 305.5 - La vita è la preparazione della morte come la morte è la preparazione alla più grande Vita. Il vero sapiente, da quando comprende la verità del vivere e del morire, del morire per risorgere, si studia in tutti i modi di spogliarsi di tutto quanto è inutile e di arricchirsi di tutto ciò che è utile, ossia le virtù e gli atti buoni per avere un corredo di beni davanti a Colui che ha Sé lo richiama per giudicarlo, per premiarlo, o per castigarlo con giustizia perfetta. (…) Duro pensiero la morte? No. Giusto decreto per tutti i mortali, non è gravoso di affanno altro che per coloro che non credono e sono carichi di colpe. (…) L’anima sa, almeno confusamente, quanto tempo le è dato. Un nulla di tempo rispetto all’eternità. (…) Si fa lutto sopra i cadaveri. Si piange su essi, ma il cadavere non piange. Si trema di dover morire, ma non ci si cura di vivere in modo da non tremare nell’ora della morte. E perché non si piange e si fa lutto sui cadaveri viventi, i più veri cadaveri, quelli che come sepolcro portano nel corpo un’anima morta? E perché quelli che piangono pensando che deve morire la loro carne, non piangono sul cadavere che hanno dentro? 383.5
- La carità dei trapassati è vigile e vicina. Essi non si disinteressano e non ignorano ciò che avviene nei diletti che hanno qui lasciato (sulla terra). 445.14
- I trapassati che dannati non siano, solo per amore soprannaturale volgono alla terra il loro spirito e a Dio le loro preghiere, per coloro che sono sulla Terra. Non per altro. 456.5
- La morte è un dono quando serve a impedire nuovi peccati e coglie l’uomo mentre è riconciliato col suo Signore. 458.6
- Molte volte Dio, l’Onnipotente, il Tutto, attende che una creatura, un nulla, faccia o non faccia un sacrificio, una preghiera, per segnare o non segnare la condanna di uno spirito.
Non è mai tardi, mai troppo tardi per tentare e sperare di salvare un’anima. (…)
Anche sulle soglie della morte, quando tanto il peccatore come il giusto che per lui si affanna, sono prossimi di lasciare la terra per andare al primo giudizio di Dio, si può salvare ed essere salvati. (…) Fra l’estrema agonia e il morire c’è sempre tempo a ottenere un perdono, per sé stessi o per coloro che vogliamo perdonati. 519.2 - (L’ultima obbedienza) è quella di accettare da Dio l’ora della morte senza chiedere che sia anticipata o posticipata di un minuto. Ti sei rassegnato a tante cose. Perciò Dio ti ama. Sappi rassegnarti alla più difficile: a vivere quando si desidererebbe soltanto di morire. 529.8
- Io prometto la vita eterna a chi crede in Me e opera, secondo ciò che dico, amando il Salvatore, propagando quest’amore, praticando nel tempo che gli è concesso i miei insegnamenti. 534.3
- L’uomo può salvarsi finché la vita dura, finché già è agli estremi aneliti. Basta un attimo, un millesimo di minuto perché tutto sia detto fra l’anima e Dio, sia chiesto perdono e ottenuta assoluzione. 567.15
- I veli si alzano, nelle ore che precedono la morte dei giusti, e gli occhi dello spirito vedono la Verità. 583.11
- La pietà del Padre ottunde ai morenti il sensorio intellettuale di modo che essi soffrono unicamente con la carne, che è quella che deve essere purificata da questo purgatorio che è l’agonia. 587.5
- La vita dell’uomo è una via. L’entrata dell’uomo nell’altra vita dovrebbe essere entrata nel Regno. (…) La morte del cristiano non è che l’entrata nel Regno per ascendere sul trono che il Padre gli ha preparato. Non è spaventosa la morte per chi non teme Dio sapendosi nella sua grazia. 635.10
- Accrescimento della Grazie, cancellazione dei peccati di cui l’uomo abbia pieno pentimento, suscitatrice di ardente anelito al Bene, datrice di forza per il combattimento supremo sia l’Unzione data ai morenti cristiani, ai nascenti cristiani perché chi muore nel Signore, nasce alla vita eterna. 635.10
- La Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che già destinata alla trionfante, ancora ne è esclusa per l’espiazione soddisfattoria delle mancanze assolute ma non interamente scontate davanti alla Perfetta Giustizia. Tutto nell’amore e per l’amore deve farsi nel corpo mistico. Perché l’amore è il sangue che circola in esso. Sovvenire i fratelli purganti. (…) E in verità vi dico che il suffragio ai morti perché entrino nella pace, è grande opera di misericordia della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. 635.20
Dai Quaderni
- Non dimostrano una vera fede nel dolce Padre che è nei Cieli coloro che davanti a un affetto che si spezza non sanno pronunciare la parola più bella della figliolanza in Dio, ma si ribellano. E non riflettono che se Io do quel dolore è certo per evitare dolori più grandi e per procurare un merito maggiore! Ora, se ti dicessi che l’adesione di un figlio alla morte di un padre abbrevia al medesimo il Purgatorio, che il perdono di un figlio alle colpe, più o meno vere, di un padre, è refrigerio per quell’anima, ci crederesti. Rinunciare alla ricchezza di un affetto, per seguire la volontà Mia senza rimpianti umani, è la perfezione della rinuncia consigliata al giovane del Vangelo. 30.6.43
- Vivere presso Me è gioia anche nel dolore. Morire con Me vicino è passare nella gioia. Chi si affida a Me, non deve avere paura di nulla sulla Terra e di nulla nell’eternità, perché a chi mi è vero figlio, Io apro un cuore di vero Padre, pieno di comprensione e di perdono. 22.7.43
- Teme la morte chi non conosce l’amore e che non ha la coscienza tranquilla. (…)
Sempre giusta l’ora della morte perché è data da Dio. Io solo sono il Padrone della vita e della morte, e se non sono miei certi mezzi di morte, usati dall’uomo per istigazione demoniaca, sono sempre mie le sentenze di morte, date per levare un’anima da troppo tormento terreno o per impedire maggiori colpe di quell’anima. (…) Tutto viene dato da Me per cercare che un’anima cresca nella mia Età che non è come la vostra. Crescere nella mia Età vuol dire crescere nella mia Sapienza. 9.8.43 - Se Egli, che è il Santo dei santi, vuole per te tanto dolore, è segno che questo dolore ha per fine una gioia proporzionata al dolore; ossia tanta smisurata gioia, e gioia senza fine. L’anima che arriva a credere fermamente che tutto quanto le accada ha origine da un amore e produce una gioia eterna, è sicura come dentro una fortezza. Non può perire. Soffre ma il suo dolore è soprannaturale e dà frutti soprannaturali di vita. 30.8.43
- Sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che chi piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù e i trasumanati viventi in Me. 7.10.43
- Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti, orfani senza più genitori. Non piangete. (…) Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un regno dove la triste morte della terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile. 7.10.43
- Non rattristatevi voi tutti che piangete. Confidate in Me e affidate a Me le sorti dei vostri diletti. Il tempo della terra è breve, figli. Presto vi chiamerò dove la vita dura. Siate dunque santi per conseguire la vita eterna, dove già i vostri diletti vi attendono o dove vi raggiungeranno dopo la purgazione.
La separazione attuale è breve come ora che passa presto. Dopo viene la ricongiunzione degli spiriti nella Luce, in futuro la beata risurrezione.(…)
La morte non vi separa, se vivete nel Signore. Colui che è andato oltre la vita terrena non è separato da voi. Non lo può essere poiché vive in Me come voi, vivete. Solo, per portarvi un paragone umano, è salito dalle membra inferiori a parti più alte e nobili, e vi ama perciò con più perfezione perché è ancor più unito a Me, e da Me prende perfezione. 9.10.43 - Voi siete dei nascituri alla Vita del Cielo. Non è questa la Vita, questa che vivete sulla terra nella giornata mortale. Questa è soltanto formazione del vostro essere futuro di vivente eterno. L’esistenza umana è la gestazione che vi forma per darvi alla Luce. Alla Luce vera, e non alla povera luce caliginosa di questa terra. (…)
Quella che voi chiamate “Morte” non è altro che “passaggio”. Passaggio da una fase incompiuta alla compiutezza, dalla segregazione in limitato spazio alla libertà sconfinata, dalla tenebre alla Luce, dalle impedite carezze all’abbraccio assoluto dell’anima col suo Genitore. 10.10.43 - Oh! Giorno santo e felice del vostro nascere al Cielo! Oh! Giorno che il Dio Uno e Trino anela che venga per voi! Oh, beatitudine che ho preparato per gli uomini!
Sorgete o miei diletti! La vita della terra è il tempo che vi dono per crescere nella Vita vera e, per quanto possa essere lungo e penoso, è attimo che fugge rispetto alla mia eternità. Eternità che vi prometto e che tengo in serbo per voi. Gioia che vi ho conquistato col mio dolore. Vivete in Me e di Me, figli che amo. La gioia che vi attende è smisurata come la gloria di Dio. 10.10.43 - “Gesù abbi pietà di me“ è il grido che salva, perché non si chiama mai inutilmente il mio Nome. Io che veglio in attesa d’esser chiamato, accorro presso chi m’invoca per il mio Nome, davanti al cui suono tremano di gioia i Cieli e di terrore gli abissi, opero il miracolo. 13/10/43
- Ricordatevi di possedere uno spirito. Ricordatevi che lo spirito è eterno. Ricordatevi che per il vostro spirito è morto un Dio. 13.10.43
- Allo spirito che si affida a Dio poco può nuocere Satana sulla terra; allo spirito che nell’agonia invoca Dio saranno risparmiati i terrori che la Bestia suscita per l’ultima vendetta; allo spirito che spira in Dio verrà aperto da Dio il Cuore e da morte passerà a vita eterna, santa, beata. 16.10.43
- Gli ultimi tempi della terra sono preparazione al Cielo. Quando la mia Bontà dà tutti i segnali e tutto il tempo per prepararsi alla Vita, quando non per opera soltanto di Misericordia mia, ma anche di volere umano, vi è dato modo di provvedere agli ultimi apparecchi al vostro venite alla Vita, allora beato chi vi si prepara con cura che non è mai eccessiva. 19.10.43
- Guai se vi presentate soli alla Giustizia, per quanto possiate esser buoni, qualche rovina è sempre su voi: ma se vi presentate con Me al Padre, il fulgore del Figlio innimba talmente la vostra anima che la fa bella, e il mio fulgore non è mai tanto vivo come quando posso presentare al Padre uno spirito che mi ama e che non ha reso, per sé, inutile il mio sacrificio di Redentore. 19.10.43
- Il sorriso materno della Madre mia è stella nella vita e stella nella morte. E’ soprattutto stella nel dolore dell’immolazione. (…) Guardatelo o voi uomini che soffrite. Il sorriso di Maria mette in fuga il demonio della disperazione. Perché nelle ultime soste sulla terra tu non ti abbia a smarrire, ti chiudo nella dimora di Maria. Là il turbamento non entra perché è la Madre della Pace. Là il Nemico non entra perché Ella è la Vittoriosa. 19.10.43
- La terra non è tutto. Il tutto è altrove. (…) Nulla sarà senza giudizio. (…)
Non muoiono coloro che vissero nel Signore. Quanto quaggiù fu dolore, avvilimento, prova, si muterà nell’al di là, in premio, in trionfo, in gioia. 31.10.43 - Non pensate che Dio è ingiusto nel distribuire i beni della terra e la durata della vita. Questo è quello che pensano quelli che già sono fuori di Dio. I viventi nel Signore, delle privazioni, delle pene, delle malattie, della precoce morte, se ne fanno una gioia, poiché in tutte le cose vedono la mano del Padre che li ama e che non può dare loro che cose utili e buone; quelle cose, del resto che ha dato a Me suo Figlio. 31.10.43
- Due sono i generi di morte. Vi è la piccola morte, quella che vi leva dalla terra e libera il vostro spirito dalla carne. E vi è la grande morte, quella che uccide ciò che è immortale: lo spirito vostro. Dalla prima risorgete. Dalla seconda non risorgete in eterno. Sarete per sempre separati dalla Vita: ossia da Dio, vita vostra. (…)
Intemperanze, abusi, imprudenze, mode stolte, piaceri, vizi, uccidono la vostra carne come tante armi maneggiate da voi in delirio. Vizi e peccati uccidono poi la vostra anima. Perciò Io dico: “Non andate a cercare la morte cogli errori della vostra vita e la perdizione con le opere delle vostre mani”. 31.10.43 - Non vi dovete tanto preoccupare del male o della morte nel senso umano della parola, quanto del Male e della Morte nel senso soprannaturale, il più vero, perché la vostra attuale è veste che si posa, la vostra attuale è dimora che si lascia, ma oltre questo giorno vi attende un futuro in cui diverrete possessori di ciò che è vostra vera parte. 8.11.43
- Preghi Maria per il vostro presente di uomini, insidiato da tanti pericoli. (…) Preghi per voi nell’attimo decisivo della vita,(…) ossia quando il vostro spirito colpito dal Male può perire. 8.11.43
- La vita non dura per questi pochi giorni della terra. La vita incomincia quando vi pare finisca e non ha più temine. Fate che per voi scorra là dove la luce e la gioia di Dio fanno bella l’eternità e non dove Satana è l’eterno Suppliziatore. 15.1.44
- Due sono le più grandi indulgenze. Plenarie. E vengono da Dio, da Me Pontefice eterno: Quella dell’amore che copre la moltitudine di peccati. Li distrugge nel suo fuoco. Chi ama con tutte le sue forze consuma di attimo in attimo le sue umane imperfezioni. (…) La seconda plenaria indulgenza data da Dio è quella di una morte rassegnata, quale che sia il genere di essa; una morte volonterosa di fare l’estrema obbedienza a Dio.
La morte è sempre un calvario. Grande o piccino. (…) Ogni morte santa è gloria resa a Dio. 19.3.44 - Tutte le morti sono gloria resa a Dio quando sono accettate e subite con santità. Lungi da voi la anche santa invidia di questa o quella morte. Lungi la misurazione umana del valore di questa o di quella morte. La morte è una volontà di Dio che si compie (….) la morte è sempre l’estrema obbedienza a Dio che ha comminato la morte all’uomo per il suo peccato. 19.3.44
- La morte del giusto è come quella della rosa, è come il sonno dell’uccello. Dolce, bella, gradita al Signore. Nell’arena di un circo o nel buio del carcere, fra gli affetti familiari o nella solitudine di chi è senza nessuno, rapida o lunga di tormenti, essa è sempre, sempre, sempre gloria resa a Dio.
Accettatela con pace. Desideratela con pace. Compitela con pace. La mia pace permanga in voi anche in questa prova, in questo desiderio, in questa consumazione. Abbiate già la mia pace eterna in voi, sin da ora, e per questa estrema cosa. 19.3.44 - Più l’ora dell’unione con Dio è prossima, più occorre aumentare la fede.
Perché nell’ora della morte, Satana, che mai non si è stancato di turbarvi con i suoi raggiri – e astuto, feroce, lusingatore con sorrisi, con canti, con ruggiti, con sibili, con carezze e unghiate, ha cercato di piegarvi – aumenta le sue operazioni per strapparvi al Cielo. E’ proprio questa l’ora di abbracciarsi alla Croce, perché le onde dell’ultima satanica bufera non vi abbiano a sommergere. Dopo viene la pace eterna.
La Croce della morte, ultima croce dell’uomo, abbia due braccia. Una sia la mia Croce, l’altra il nome di Maria. Allora la morte avviene nella pace dei liberati anche della vicinanza di Satana. Perché esso, il maledetto, non sopporta la Croce e il nome della Madre mia. 29.3.44 - Se siete tutti una ferita, se da capo a piedi non siete che lacerazione e dolore, ecco che allora Io vi stringo a Me; ad ogni ferita mia corrisponde una vostra e come per una spirituale trasfusione, il Sangue passa da Me ferito, a voi feriti. 11.5.44
- Se vedo che il decreto è di morte, ecco che prendo questo mio fratello, che trema davanti al mistero della morte e che mi chiama, e gli dico: “Non temere. Credi sia tenebra: è luce. Credi sia dolore: è gioia. Dammi la tua mano. Conosco la morte. L’ho conosciuta prima di te. So che è un attimo e che Dio sopra naturalmente sovviene ad attutire il sensorio per non accasciare l’anima nella lotta estrema. Fidati. Guarda Me. Me solo …. Ecco! Vedi? Hai passato la soglia. Vieni con Me ora, dal Padre. Non temere neppure ora. Io sono con te. Il Padre ama chi amo”. 14.6.44
- (ora santa)
- Gesù c’insegna a morire. (…)
Se non fosse penosa e paurosa, la morte non sarebbe l’estremo castigo e l’estremo mezzo per espiare concesso all’uomo. (…)
“Padre!”. Non temete! Non temetelo, voi che morite, questo Dio che è Padre! Non viene avanti, giustiziere armato di registri e di scure, non viene avanti cinico strappandovi alla vita e agli affetti, ma viene aprendovi le braccia, dicendo: “Torna alla tua dimora. Vieni al riposo. Io ti compenserò, a usura di ciò che qui lasci. E, Io te lo giuro, in seno a Me sarai più attivo per coloro che lasci che rimanendo quaggiù in lotta affannosa e non sempre rimunerata”.
La morte è sempre dolore. Dolore per la sofferenza fisica, dolore per la sofferenza morale, dolore per la sofferenza spirituale.
Deve essere dolore per essere mezzo di ultima espiazione nel tempo. E in un ondeggiare di nebbie, che offuscano e scoprono in alterna vicenda ciò che nella vita si è amato, ciò che ci rende paurosi dell’al di là, l’anima, la mente, il cuore, come nave presa da gran tempesta, passano – da zone calme già nella pace dell’imminente porto ormai vicino, visibile, così sereno che già dà una quiete beata e un senso di riposo simile a quello di chi, terminata quasi una fatica, pregusta la gioia del prossimo riposo – a zone in cui la tempesta li scrolla, li colpisce, li fa soffrire, spaurire, gemere. E di nuovo il mondo, l’affannoso mondo con tutti i suoi tentacoli: la famiglia, gli affari; è l’angoscia dell’agonia, è lo spavento dell’ultimo passo …. E poi? E poi, la tenebra investe, soffoca la luce, sibila i suoi terrori …..Dove è più il cielo? Perché morire? Perché dover morire? E l’urlo gorgoglia già in gola: non voglio morire!
No, fratelli miei che morite perché giusto è il morire, santo è il morire essendo voluto da Dio. No. Non gridate così! Quell’urlo non viene dalla vostra anima. E’ l’avversario che suggestiona la vostra debolezza per farvelo dire. Mutate l’urlo ribelle e vile in un grido d’amore e di fiducia: “Padre, se è possibile passi da me questo calice”. Come l’arcobaleno dopo il temporale, ecco che quel grido riporta la luce, la quiete. Rivedete il Cielo, le sante ragioni del morire, il premio del morire, ossia il ritornare al Padre, e allora comprendete che anche lo spirito, anzi, che lo spirito ha dei diritti più grandi della carne perché esso è eterno e di natura soprannaturale, e ha perciò la precedenza sulla carne, e allora dite la parola che è assoluzione a tutti i vostri peccati di ribellione: “Però non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Ecco la pace, ecco la vittoria. L’angelo di Dio si stringe a voi e vi conforta perché avete vinto la battaglia preparatoria a far della morte un trionfo. 14.7.46 - L’anima che lascia la carne che l’animava, si trova immediatamente di fronte alla Divinità che la giudica, senza necessità di salire e presentarsi alle soglie del beato Regno. E’ catechismo che Dio è in Cielo, in terra e in ogni luogo. E perciò l’incontro avviene dovunque. (…) Il giudizio è rapido come rapida è stata la creazione: meno di un millesimo della vostra più piccola unità di tempo. Ma come nell’atomo dell’attimo creativo l’anima ha tempo di intravedere la S.S. Origine che la crea e di seco portarne il ricordo, perché sia istintiva religione e guida nella ricerca della fede, della speranza, della carità, che se voi ben osservate, sono nebulosamente, come germi informi, anche nelle religioni più imperfette – la fede in una divinità, la speranza in un premio dato da questa divinità, l’amore a questa divinità- altrettanto nell’atomo dell’attimo del giudizio particolare lo spirito ha tempo di comprendere ciò che non ha voluto comprendere nella vita terrena, e ha odiato come nemico o schernito o negato come fola vana, o anche servito con tiepidezze che esigono riparazione e di seco portare, nel luogo espiativo o nell’eterna dannazione, il ricordo, a suscitare fiamme d’amore per l’eterna Bellezza o tortura di castigo col rovello del Bene perduto che la coscienza intelligente rimprovererà di aver voluto liberamente perdere, perché lo ricorderanno, e terribile, senza poterlo contemplare, insieme ai loro peccati.
- La creazione dell’anima e il giudizio particolare sono i due atomi di attimi in cui le anime dei figli dell’uomo intellettualmente conoscono Dio per quel tanto che è giusto e sufficiente a dar loro un agente per tendere al loro Bene appena intraveduto, ma rimasto impresso nella sostanza che, essendo intelligente, libera, semplice, spirituale, ha comprensioni pronte, volontà libere, desideri semplici e movimento o inclinazione o appetito, se più vi piace, a riunirsi con l’amore a Colui donde venne e a raggiungere il suo fine del quale ha già intuito la bellezza, o a staccarsene con un odio perfetto raggiungendo colui che è il loro dannato re, e avendo nel ricordo “di odio“ un tormento, il maggiore fra i tormenti infernali, una disperazione, una maledizione indescrivibili. 28.1.47
Dal libro di Azaria
- Non temere la morte improvvisa, non il giudizio di Dio. Non sono cose che fanno paura ma, temi di mancare alla Carità. Le mancanze alla Carità provocano il rigore di Dio. E solo chi deve incontrare quel rigore deve avere paura della morte. Gli altri no. Sia che venga lentamente, o come fulmine veloce, essa non fa male allo spirito continuamente lavato dalla carità. Az.2.6.46
- Il Signore può essere vicino col suo giudizio, perché nessuno sa quando verrà la morte a liberare le vostre anime e a indirizzarle al giudizio di Dio. Vivete sempre come se il Signore fosse per apparirvi chiamandovi all’altra vita. Az. 15.12.46
Dai Quadernetti
- Nell’ora della morte: quella che ferma il vostro cuore e quella, sempre incombente, che paralizza il vostro spirito e lo conduce a morte. Voglio che pensiate a questa vera, eterna morte quando invocate Maria S.s. Dalla prima risorgete se siete morti in Cristo ma dalla seconda non risorgete mai più. (…) Maria è la Vincitrice di Satana e basta il bagliore del suo sorriso per porlo in fuga. Contro le insidie di Satana e le debolezze e gli appetiti della carne, sempre desta nelle creature, chiamate Maria. (…)
Quando la morte si aggira intorno al vostro spirito sorgano come a difesa le invocazioni, fatte con pienezza di significato, a Maria. 44.7.