Italia
(Gian Carlo Perego, Direttore generale Migrantes) È il secondo anno che, nella memoria di Santa Bakhita, nelle nostre diocesi e parrocchie, si celebra la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta. Il profilo umano e di santità della suora canossiana, schiava liberata, diventa in controluce il richiamo alle persone – sono almeno 21 milioni, con un aumento di oltre il 10% negli ultimi anni -, uomini e donne, molti minori, vittime della tratta. Una schiavitù nuova, quella di oggi, ancora più estesa di quella nei secoli precedenti, con forme rinnovate nello sfruttamento sessuale, nell’ accattonaggio, nel mondo del lavoro, nel mondo militare, nelle adozioni illegali, fino ad arrivare all’ espianto degli organi. Se è vero che non è sempre facile distinguere tra sfruttamento e tratta, riconoscere nella storia personale il dramma di mafie e organizzazioni criminali che riducono le persone a merce di scambio, anche dietro violenze efferate, occorre certamente non abbassare la guardia su un fenomeno disumano che interessa persone a noi vicine: ai semafori o ai parcheggi, nell’ appartamento sotto o sopra di noi, sulle strade che facciamo per andare al lavoro o a fare la spesa, nelle campagne e nelle città dove viviamo. Le vittime di tratta sono un volto del nostro “prossimo”. Sono vicine e talora le ignoriamo o, peggio, le giudichiamo. E invece hanno diritto a una protezione sociale – sono gli articoli 18 e 13 delle nostre leggi sull’ immigrazione e sulla tratta – che purtroppo si è indebolita negli ultimi tempi. Dopo anni di grande impegno che ha visto, dal 2002 al 2015, la protezione sociale per oltre 12.000 donne vittime di tratta di almeno 50 Paesi del mondo, sembra oggi che la politica, se non ha dimenticato, certamente ha indebolito un tassello importante della nostra storia sociale. L’ allentamento del contrasto e della lotta alla tratta in Europa e in Italia, la mancanza di Coordinamento delle azioni tra i diversi enti – prova ne è il basso numero di condanne dei trafficanti -, la crescita delle scelte di chiusura dei Paesi europei, l’ abbandono ai trafficanti della gestione delle tratte dei migranti economici e forzati stanno creando nuove condizioni per la crescita della tratta: non è un caso che le vittime di tratta nel mondo crescono di oltre 2 milioni e mezzo ogni anno e con loro le violenze e lo sfruttamento. E le vittime provengono sempre dalle famiglie e dai Paesi più poveri dell’ Europa e del mondo: in Italia sono uomini e donne, cittadini della Romania e della Bulgaria, della Nigeria e dell’ Eritrea. La Giornata di preghiera e di riflessione contro la tratta diventa anche quest’ anno, forti del magistero di papa Francesco che non perde occasione per segnalare questo dramma, un’ occasione importante per affidare al Signore, nella preghiera, questi nostri fratelli e sorelle vittime di tratta e per provocare una popolare e rinnovata azione sociale ed ecclesiale, perché la paura, l’ indifferenza o l’ opportunismo politico non indebolisca la protezione sociale delle vittime di tratta nel nostro Paese, in Europa e nel mondo. E’ una storia di prossimità nuova, che ci aiuta ad uscire, a incontrare, ad accompagnare e a salvare nelle nostre città. Città che saranno più «belle» – come ha scritto Papa Francesco nell’ esortazione apostolica Evangelium Gauidium – se «superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo»; se, «anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’ altro» (n. 210): soprattutto se vittima di tratta, nuovamente schiavo.
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RV) Ce lundi 8 février, mémoire liturgique de Sainte Joséphine Bakhita, l’Eglise célèbre pour la deuxième année consécutive une Journée internationale de prière et de réflexion contre le trafic des êtres humains. Esclave soudanaise, libérée puis entrée dans les ordres, sœur Joséphine Bakhita a été canonisée en l’an 2000.
Soutenue par le magistère du Pape François, la journée contre la traite est organisée par le Conseil pontifical pour la pastorale des migrants et des personnes en déplacement, par le Conseil pontifical Justice et Paix et par l’Union internationale des supérieures générales et des supérieurs généraux. A l’occasion du jubilé de la miséricorde, cette journée acquiert cette année une résonnance particulière. L’objectif est de lutter contre le fléau de la traite, le commerce le plus rentable après le narco trafic et la vente des armes.
Encourager les efforts pour anéantir le trafic des êtres humains
Les promoteurs s’efforcent donc de sensibiliser l’opinion publique, de chercher des réponses par des actions concrètes et courageuses, et de venir en aide aux victimes, dont la plupart sont des jeunes femmes inexpertes et analphabètes. Mais cela ne suffit pas. L’Union des religieuses exhorte à dénoncer les organisations criminelles et tous ceux qui profitent de la pauvreté et de la vulnérabilité des personnes pour en faire des objets de plaisir.
Selon un rapport présenté par Caritas Milan, derrière l’augmentation du nombre des femmes nigérianes parmi les demandeurs d’asile se cache le racket de la prostitution. Souvent Milan n’est qu’une escale vers l’Espagne, l’Angleterre et l’Allemagne, notamment. A l’Angélus ce dimanche, le Saint-Père a encouragé tous les efforts visant à anéantir le trafic des êtres humains, une honte intolérable, a-t-il martelé. A la veille de la journée du 8 février, le pontife a appelé à aider les nouveaux esclaves de notre temps, femmes, hommes et enfants, à rompre les lourdes chaînes de l’exploitation pour retrouver leur liberté et leur dignité.
(SB-RF)