NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO – Franco Balzaretti, componente della Commissione Medica Internazionale di Lourdes, ci parla della guarigione della bambina sorda
Chissà che meraviglia, che stupore, in quei giorni del 1858, quando Bernadette prende acqua e terra e con quel fango tocca la bocca.
Chissà come sarà stato giudicato quel gesto secondo le categorie umane: ributtante, sciocco, insensato, forse addirittura insano.
Quel gesto è così vicino, invece, all’insieme di allusioni simboliche precedenti il momento straordinario di quella guarigione miracolosa raccontata da San Marco al Capitolo settimo del suo Vangelo:”Guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”.
La bambina di sei anni che – nata prematura e sorda per effetto delle cure necessarie a tenerla in vita – vive a Sestri Levante e che, togliendosi l’apparecchio acustico di cui non ha mai potuto fare a meno, dice alla mamma:”Ci sento bene, non mi serve più” richiama alla memoria questo fatto prodigioso.
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Esistono i miracoli?
Non è una domanda irriverente, né blasfema.
Non avrebbe potuto coltivare sentimenti blasfemi Maria di Nazareth la quale “si domandava che senso avesse” quel così singolare saluto:”Piena di Grazia”.
Così come interrogava, obbiettando:”Come è possibile…?!”.
No, il dubbio non è antitetico alla fede.
Non lo è mai stato: fede e ragione sono come le due ali… insegnava Giovanni Paolo II (L.En. “Fides et Ratio”) .
Così quella bambina con la propria storia sta lì a dire – per ora – che è successo un fatto non spiegabile dalla Scienza.
Lei è guarita dalla sua sordità e può nuovamente comunicare.
E’ successo il 13 maggio scorso a Lourdes, proprio mentre ci si avvicinava alla Solennità che abbiamo celebrato oggi, quella Pentecoste che segna la conclusione del ciclo iniziatosi con Babele.
Gli uomini un tempo capaci di comunicare perché tutti (Genesi 11) “parlavano la stessa lingua”, quando vogliono costruire quello zigurrat per arrivare fino al cielo, avere un nome, una identità diversa da quella di figli di Dio, segnano il loro destino perché al Padre non sfugge che quello sia l’inizio della “loro” opera.
Si preparano a tradurre nel mondo un altro disegno, tracciato nel solco di un’altra identità “avremo un nome”; non più “il” disegno, l’ “opera” di Dio.
Si illudono persino di essere gli artefici di una costruzione (anche astratta, ideale, insomma una filosofia, una cultura) che – forse – possa addirittura essere “imposto” a Dio: lo zigurrat, in fondo, era un manufatto rituale, serviva per pregare.
Erano lontani progenitori che volevano pregare “a modo loro”, mettendo la camicia delle loro idee a Dio.
Come se fosse un esempio di relativismo ante litteram, così ben illustrato nella fulminante intuizione di Woody Allen: credi in Dio? Si domanda ad un pensatore.
Che risponde: credere è una parola grossa, diciamo che lo stimo.
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Sappiamo come vanno le cose: l’esito di quella autoreferenzialità è l’incomunicabilità, la divisione, la diaspora.
Nella Pentecoste la Storia dell’uomo, del suo cammino nel mondo, si riconcilia con la Storia della Salvezza.
Lo Spirito rimette le cose a posto, scende tra coloro che sono “assidui nella preghiera”, incontra l’uomo di ogni tempo nel tempio di una coscienza che prega.
E così la comunicazione torna, fluida, a fecondare le relazioni umane in quella prodigiosa glossolalia.
Questa bambina di sei anni tornerà ad udire le voci del mondo e parlerà al mondo.
Perché una guarigione prodigiosa e di questo segno proprio ora?
Intanto perché, come avrebbe detto l’Angelo a Maria: nulla è impossibile a Dio.
E se è vero questo, cadono tante ulteriori domande di senso, perché l’orizzonte di senso è già bello e pronto, si può quasi toccare con mano.
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Ma non ci si può fermare qui.
Perché in ogni tempo la tentazione della superstizione è dietro l’angolo.
Così come l’idea cara a Tommaso che l’adesione al Mistero sia subordinata alla concretezza di segni idonei a colpire i nostri sensi.
Però la domanda – è proprio un miracolo? – è non solo lecita, ma necessaria per evitare di inquinare – di nuovo, con i nostri – il disegno del Padre.
Per allontanare la tentazione di fare dire a Dio quel che piace a noi.
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Allora, mentre “factum audivimus, mysterium inquiramus”, non resta che affidarsi alla Scienza per verificare, ponderare, accertare.
Sicchè a Lourdes ormai da decenni opera una Commissione Medica Internazionale che ha proprio il compito di tenere indenne prima di tutto la Chiesa ed il Popolo di Dio dagli errori di valutazione.
Ed ora il caso della piccola che ha riacquistato l’udito è proprio all’esame di questa Commissione che parla…anche un po’ vercellese.
Insieme a luminari della Medicina, Specialisti di livello internazionale c’è anche il vercellese Dott. Franco Balzaretti, che ormai da molto tempo siede nel prestigioso consesso.
Ed è proprio Balzaretti che sabato 14 maggio è stato intervistato da Mediaset.
Ma prima dell’intervista con i Canali televisivi nazionali, ci ha gentilmente ospitati nella sua bella casa di Borgo Vercelli per raccontare ai nostri Lettori…
Il video con Franco Balzaretti:
http://www.vercellioggi.it/dett_video_notizie.asp?id=2560