Diario di Marco Pedde, malato di Sla: dimenticando la malattia…
Sono quattro anni che vivo fianco a fianco, 24 ore su 24, al mio ventilatore che mi consente di respirare. Quando mi sposto lo porto sempre con me, non potrei fare altrimenti. In questi anni, quasi dimenticandomi di avere la Sla, ho girato in lungo e in largo la Sardegna con il mio mitico furgone, da alcuni così tanto denigrato. Certo, non sarà il massimo del comfort, ma ha fatto sì che io potessi seguire le mie passioni, andando a Sassari per seguire la Dinamo e a Cagliari per tifare la mia squadra del cuore.
Oggi avrei piacere di ricollegarmi alla citazione dello scienziato Stephan Hawking, verso cui nutro una sincera e pacata ammirazione: “Abbiamo una sola vita per apprezzare il grande disegno dell’universo, e io di questa vita sono estremamente grato”. Al di là del suo pensiero filosofico, che può essere o meno condivisibile, e al di là delle evidenti diverse esperienze di vita, ciò che ci accomuna non è tanto avere la stessa patologia, la Sclerosi laterale amiotrifica, quanto la convinzione che questa malattia sia stata un piccolo grande dettaglio del proprio percorso di vita.
Malgrado sia stata ed è la causa del palese impedimento fisico, la Sla non ha minimamente represso in noi, il forte desiderio di continuare a coltivare, con lo stesso entusiasmo, le nostre passioni e i nostri interessi.
In semplici parole, non ha spento la voglia di vivere.
Ognuno di noi, quotidianamente, è chiamato a fare delle scelte, dalle più semplici a quelle più complesse, che comunque determinano l’andamento della giornata. A volte le facciamo con razionalità, consapevoli delle conseguenze, a volte ci facciamo trascinare dall’emotività, ignari di cosa possa accadere. Capita, poi, di trovarti davanti a quel fatidico bivio, dove la scelta è obbligata, a destra o a sinistra. Questo è ciò che mi è accaduto quando, davanti a una seria crisi respiratoria, che mi ha portato a un urgente ricovero in terapia intensiva, ho dovuto prendere, con grande coraggio, la decisione più importante della mia vita. Per chi mi conosce, non potevo certo andare a “destra”.
Ho scelto di vivere.
È l’ennesima prova alla quale sono stato sottoposto. Oggi posso dire, con grande serenità, di averla superata. D’altronde, come diceva mio padre, la vita non è una strada sempre dritta, ci sono anche le curve, che bisogna saper affrontare. Questa curva mi ha fatto seriamente sbandare.
Sono quattro anni che vivo fianco a fianco, 24 ore su 24, al mio ventilatore che mi consente di respirare. Quando mi sposto lo porto sempre con me, non potrei fare altrimenti. In questi anni, quasi dimenticandomi di avere la Sla, ho girato in lungo e in largo la Sardegna con il mio mitico furgone, da alcuni così tanto denigrato. Certo, non sarà il massimo del comfort, ma ha fatto sì che io potessi seguire le mie passioni, andando a Sassari per seguire la Dinamo e a Cagliari per tifare la mia squadra del cuore.
Nel mio viaggiare ho avuto sempre la giusta compagnia che ha reso le trasferte delle divertenti avventure, delle vere e proprie gite tra amici, che ricorderò con immenso piacere. Un grazie particolare va al mio amico Peppino che considero un grandissimo motivatore e con cui abbiamo in serbo altri progetti, tra cui quello di visitare il campo di concentramento di Auschwitz.