Venerdì 21 ottobre 2016, nell’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari, a Roma, si è tenuto il Convegno: Coscienza senza diritti? organizzato dal Centro Studi Rosario Livatino, un magistrato ucciso il 21 settembre del 1990 da alcuni sicari assoldati da un’organizzazione mafiosa.
- S. Em. il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, ha inviato il seguente messaggio di saluto al Presidente del Centro Studi organizzatore
Segreteria di Stato
Dal Vaticano 21 ottobre 2016
Presidente
In occasione del Convegno annuale organizzato dal Centro Studi Rosario Livatino, sono lieto di far pervenire a Lei, agli organizzatori e a quanti vi prenderanno parte, il mio cordiale saluto, unitamente all’auspicio di un proficuo dibattito sul tema prescelto, la cui trattazione richiede particolare attenzione e profondità. L’obiezione di coscienza non è infatti solo una delle molte frontiere lungo le quali si decide il confronto tra una visione strutturata e valoriale della persona umana ed una visione molto più fluida, se non addirittura „liquida“ (per riprendere l’aggettivo che Zygmunt Baumann ha applicato alla società contemporanea), di un uomo disancorato da solidi punti di riferimento, secondo una malintesa idea di libertà. L’obiezione di coscienza è anche il luogo dove si misura il fondamento della dignità umana e dove, al tempo stesso ed in negativo, si manifestano le contraddizioni conseguenti ad una incontrollata proliferazione dei diritti, spesso avvenuta trascurando i corrispondenti doveri ed il fondamento degli uni e degli altri, che la Chiesa ravvisa nella dignità inalienabile dell’essere umano in quanto creato da Dio.
Sintomatica di questa contraddizione è la domanda, non solo provocatoria, proposta dal Vostro Centro Studi : Coscienza senza diritti? Sarebbe invero strano, per non dire paradossale, che in un tempo in cui la volont umana si arroga « il diritto di creare diritti » – abbattendo l’uno dietro l’altro i limiti che la natura, l’etica, la religione e la stessa cultura umanistica hanno finora indicato – in questo tempo l’uomo venga ferito anche nell’intimo della coscienza. È noto infatti che l’insegnamento cattolico valorizza in modo particolare il giudizio della coscienza indicando in essa « il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria » (Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 16); ma anche in una prospettiva solamente filosofico-morale la coscienza riveste un ruolo decisivo, in quanto luogo centrale di esercizio della libertà umana, quale applicazione all’ambito etico della funzione generale della capacità umana di conoscenza. Essa è l’istanza, in fondo, dove l’uomo discerne il bene dal male e si determina all’azione di conseguenza.
D’altro canto si deve considerare che, come è stato più volte evidenziato, il vero problema posto dall’obiezione di coscienza non è solo quello della sua affermazione, ma anche quello della sua limitazione, al fine di evitare che una indiscriminata affermazione del diritto di obiezione comporti un’anarchia di fatto ed una arbitraria sottrazione agli obblighi di legge. Il tema è reale ed è giusto porlo, proprio al fine di evitare che l’incapacità di affrontarlo conduca ad un rifiuto aprioristico di qualunque obiezione anche in casi, come quello che il Convegno si propone specificatamente di affrontare, in cui la scelta di coscienza implica profonde convinzioni di natura etica e/o religiosa di cui l’ordinamento giuridico non può disinteressarsi.
Sono questi i casi in cui si avverte concretamente come la tutela della coscienza postuli due preliminari azioni di fondo, tra loro convergenti ed interdipendenti. Da un lato, è necessario recuperare una visione integrale dell’uomo e della sua dimensione trascendente, senza le quali non è possibile operare un bilanciamento di interessi che ne rispetti e garantisca al libertà, nonché evitare il pendio lungo il quale la coscienza perde le caratteristiche di pungolo e stimolo che le sono proprie, fino a diventare una coscienza ‘isolata’, come denuncia Papa Francesco (cfr. Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, nn 1,8 e 282), chiusa nei propri interessi e dove non v’è spazio né per l’Altro né per gli altri.
Da altro lato, è necessario che la difesa della coscienza passi attraverso la promozione di una sua corretta formazione. « Una coscienza ben formata infatti è retta e veritiera » (CCC n. 1783) e solo così, attraverso questo costante ed impegnativo lavoro di formazione, la coscienza diventa sacrario, momento di dialogo e confronto, evitando la comoda deriva di un pericoloso ‘isolamento’ e di una confusione con l’arbritrio individuale.
Sotto tale profilo ritengo prezioso ricordare quanto affermato da San Giovanni Paolo II nel messaggio inviato in occasione della Giornata Mondiale della Pace del 1991 ed intitolato : « Se vuoi la pace, risetta la coscienza di ogni uomo ». In quell’occasione il Santo Padre, oltre a riconoscere il ruolo fondamentale della famiglia e della scuola nell’ambito della formazione della coscienza, affermò al tempo stesso che « ogni individuo ha il grave dovere di formare la propria coscienza alla luce della verità obiettiva, la quale va perseguita appassionatamente e vissura al meglio delle proprie capacità. Questa sincera ricerca della verità porta non solo a rispettare la ricerca degli altri, ma anche al desiderio di ricercare insieme ».
Queste parole mi sembrano costituire un asupicio per i lavori del Convegno, affinché possa esprimersi durante e per mezzo di essi il desiderio di questa comune ricerca; una ricerca appassionata e « vissuta al meglio delle proprie capacità », come quella che ha caratterizzato la professione, e più in generale la vita, del servo di Dio Rosario Livatino e la cui generosa e coraggiosa condotta desidero indicare come esempio.
È con questi sentimenti che rivolgo a Lei, Signor Presidente, ed a tutti i partecipanti al Convegno un cordiale saluto e l’augurio di buon lavoro.
Pietro Card. Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità