In memoriam mons. Zygmunt Zimowski–

Il 12 luglio si è spento Mons. Zygmunt Zimwoski, che dal 2009 presiedeva il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, al quale fanno capo decine di migliaia di istituzioni sanitarie cattoliche, dai grandi ospedali ai semplici ambulatori, quindi con un ruolo chiave per le attività caritative della Chiesa e con una tradizione che risale all’epoca apostolica. La particolare cura per i malati, e più in generale per i sofferenti, da parte del Cristianesimo ha rappresentato una novità nella storia dell’umanità ed è diventata una “struttura fondamentale della Chiesa stessa”come ha scritto il Papa emerito Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est:

«Gli Apostoli, ai quali erano affidati innanzitutto la “preghiera” (Eucaristia e Liturgia) e il “servizio della Parola”, si sentirono eccessivamente appesantiti dal “servizio delle mense”; decisero pertanto di riservare a sé il ministero principale e di creare per l’altro compito, pur necessario nella Chiesa, un consesso di sette persone. Anche questo gruppo però non doveva svolgere un servizio semplicemente tecnico di distribuzione: dovevano essere uomini “pieni di Spirito e di saggezza“ (cfr. At 6, 1-6). Ciò significa che il servizio sociale che dovevano effettuare era assolutamente concreto, ma al contempo era senz’altro anche un servizio spirituale; il loro perciò era un vero ufficio spirituale, che realizzava un compito essenziale della Chiesa, quello dell’amore ben ordinato del prossimo. Con la formazione di questo consesso dei Sette, la “diaconia” — il servizio dell’amore del prossimo esercitato comunitariamente e in modo ordinato — era ormai instaurata nella struttura fondamentale della Chiesa stessa» [1].

A questi ideali che hanno animato fin dall’inizio l’attività caritativa della Chiesa, cioè di non limitarla unicamente a interventi tecnici e impersonali, ma di vedere in ogni sofferente il volto di Cristo sofferente, si è ispirato mons. Zimowski nella sua visione della missione del Pontificio Consiglio come l’ha formulata nel saluto inaugurale a un convegno sull’etica della spiritualità della salute: «… nell’adempimento della sua missione specifica, il Pontificio Consiglio per la Pastorale per gli Operatori Sanitari insegna che il ministero pastorale all’interno delle strutture sanitarie, quali che siano le loro dimensioni, non può in alcun caso limitarsi all’amministrazione dei sacramenti ai malati. Si tratta piuttosto di un’attività ecclesiale nella quale la vita sacramentale dei malati e del personale sanitario si integra pienamente con l’annuncio vigoroso e continuo del Vangelo della vita in un mondo nel quale i pericoli possono nascondersi dietro un arsenale di tecniche e di dispositivi ultramoderni o derivano dalla desolante solitudine dei malati abbandonati a se stessi (Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitaenn. 14-15; Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Carta degli operatori sanitari, n.44).

Nella visione cattolica dei servizi sanitari non è assolutamente indifferente ricordare che la guarigione e la protezione della salute non sono il fine ultimo della vita (1 Co 15,50-53). Sono l’espressione velata della sete di salvezza definitiva desiderata ardentemente, irrimediabilmente inaccessibile alle nostre forze, ma offerta da Gesù Cristo. Come ci ricorda il Santo Padre Bendetto XVI, “… dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità – semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perché nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo – è continuamente fonte di sofferenza. Questo potrebbe realizzarlo solo Dio: solo un Dio che personalmente entra nella storia facendosi uomo e soffre in essa. Noi sappiamo che questo Dio c’è e che perciò questo potere che ‘toglie il peccato del mondo’ (Gv 1,29) è presente nel mondo. Con la fede nell’esistenza di questo potere, è emersa nella storia la speranza della guarigione del mondo. Ma si tratta, appunto, di speranza e non ancora di compimento; speranza che ci dà il coraggio di metterci dalla parte del bene anche là dove la cosa sembra senza speranza, nella consapevolezza che, stando allo svolgimento della storia così come appare all’esterno, il potere della colpa rimane anche nel futuro una presenza terribile. “  (Spe Salvi, n. 36).

In breve, un’etica cristiana separata completamente dalla spiritualità o una spiritualità cristiana separata da ogni etica sono inimmaginabili. Sarebbero come amputate, private del loro spirito vivificante. Sarebbero astratte, senza legame o impatto sulla vita reale delle persone e delle comunità. La santificazione del Nome di Dio e la messa in atto della sua volontà sono dimensioni costitutive dell’essere discepolo di Gesù Cristo (Mt 6, 9-10; 7,21)». (Saluto inaugurale al comvegno « Éthique de la spiritualité de la santé. Medecines traditionelles et complémentaires, recherches et orientations nouvelles », 20 ottobre 2009).

La preoccupazione per i più deboli ha portato mons. Zimowski a sensibilizzare istituzioni e ambienti della ricerca al problema delle malattie rare, che per la loro rarità non ricevono sempre la necessaria attenzione. Una grave malattia non ha impedito a mons. Zimowski di proseguire la sua missione fino all’ultimo e a organizzare la prossima conferenza internazionale del Pontificio Consiglio dedicata al tema delle malattie rare prevista per novembre, come ha annunciato in un suo messaggio del 29 febbraio: «Mediante questo Dicastero, la Chiesa, facendo propria la voce che da più parti si leva per realizzare il bene comune e la giustizia in campo socio-sanitario, intende portare all’attenzione di tale settore e delle diverse istituzioni di ricerca scientifica le sue azioni pastorali riguardanti l’ambito delle Malattie Rare e Neglette, intese come malattie che invitano in modo particolare alla solidarietà. Questa attenzione ecclesiale avrà una specifica espressione nella prossima Conferenza Internazionale, organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che avrà luogo in Vaticano nei giorni 10-12 novembre 2016. Tale iniziativa, quasi a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, sarà un’ulteriore occasione per valorizzare l’opera di misericordia corporale dell’assistenza agli ammalati. Essa si svolgerà nel segno della prossimità solidale con le persone affette da patologie rare, così come nei confronti di quelle popolazioni povere e vulnerabili segnate da malattie neglette, che solitamente vivono in zone rurali tra le più remote del mondo»

(Messaggio in occasione della IX Giornata mondiale delle malattie rare, 29 febbraio 2016).

Requiem aeternam dona ei, Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescat in pace. Amen

Ermanno Pavesi

Segretario generale della FIAMC


[1] Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, N. 21.

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