Non ministrari sed ministrare: non per essere servito, ma per servire!
Non ministrari sed ministrare: non per essere servito, ma per servire!.
Era il motto che mons. Zygmunt Zimowski aveva scelto per il suo ministero episcopale, ma possiamo anche affermare che, in fondo, era anche il suo modo di vivere e di mettersi al servizio di ammalati e sofferenti. Si perché non si limitava ad annunciare il vangelo ma lo viveva e testimoniava in prima persona, proponendo questo suo stile di vita anche a tutti gli operatori sanitari.
Ecco perchè i medici cattolici sono stati permeati da questo suo straordinario magistero, che rappresenta una vera lezione di vita e di testimonianza diretta dell’amore verso chi soffre; e questo fin dal primo incontro con Lui. Dopo la sua nomina a Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, aveva infatti voluto presenziare, il 30 gennaio 2010, ad un nostro Consiglio Nazionale dell’AMCI, di cui era stato Assistente e guida storica, per molti decenni, il suo amato predecessore Card. Fiorenzo Angelini. E forse era proprio per questo che, fin da subito, aveva dimostrato un’attenzione particolare per i medici cattolici, da qui anche la sua partecipazione a molti convegni dell’AMCI, della FEAMC e soprattutto della FIAMC.
E vorrei ricordare, in modo particolare, la sua partecipazione al XXIII Congresso Mondiale della Federazione Mondiale dei Medici Cattolici (FIAMC) di Lourdes, nel maggio del 2010. E mi sembra ora opportuno ricordare alcuni passaggi della sua omelia presso la Grotta di Massabielle, nella Messa d’apertura del Convegno, in cui aveva richiamato noi medici a testimoniare, sempre e con forza, “che Dio è amore”.
“Vi prego di testimoniare con coraggio il Vangelo dell’amore dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza agli ammalati, ai sofferenti, ai disperati, a coloro che hanno sete di verità, di pace e di amore”. Ed aveva poi aggiunto: “Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune, testimoniate che Dio è amore” E questo proprio perché: “Soltanto quando il cuore dell’uomo è toccato e raggiunto dalla Parola di Dio, le energie dell’uomo si raccolgono nell’assenso della fede”. Per questo, “la fede è un dono, ma nello stesso tempo è un compito, vedere Gesù nel prossimo”.
Ma è sul tema della sofferenza umana che mons. Zimowski si è più volte soffermato nella sua riflessione personale, oltre che istituzionale, come nel Convegno sul Dolore organizzato dall’AMCI il 16 e 17 maggio 2014, in cui sottolineava che: “La sofferenza va sempre affrontata alla luce della fede, anche se essa, nel momento della sventura, è messa a grande prova. La fede, tuttavia, non è solo utile, ma addirittura è indispensabile.”Aggiungendo poi, come afferma Papa Francesco nell’Enciclica Lumen Fidei, che: “Il cristiano sa che la sofferenza non può essere eliminata, ma può ricevere un senso, può diventare atto di amore, di affidamento alle mani di Dio che non ci abbandona e, in questo modo, essere una tappa di crescita della fede e dell’amore. Contemplando l’unione di Cristo con il Padre, anche nel momento della sofferenza più grande sulla croce, il cristiano impara a partecipare allo sguardo stesso di Gesù.”
Non possiamo, infine, fare a meno di ricordare che, nel magistero di mons. Zimowski, si è posta anche molta attenzione alla difesa della Vita e della dignità umana. E nella prolusione del convegno del novembre 2015, sull’Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II (al quale egli era molto legato), Zimowski affermava che: “Verifichiamo che gli attentati contro la vita non sono diminuiti, ma anzi sono aumentati, assumendo forme sempre nuove e subdole. Oggi, infatti, sulla scia del progresso scientifico e tecnologico la vita umana viene manipolata in nome di presunti diritti. Si parla, pertanto del diritto all’aborto, e si spinge la donna verso l’uso della pillola del giorno dopo, senza alcuna preoccupazione per l’offesa arrecata alla vita nascente e senza alcuna preoccupazione per la salute della gestante. Si evoca, all’opposto, il diritto ad avere un figlio, facendo ricorso alle tecniche di procreazione assistita, che tra l’altro portano alla distruzione di innumerevoli embrioni. Inoltre sempre più Paesi nel mondo legalizzano l’eutanasia, addirittura anche per i bambini”. E Zimowski aggiungeva infine che: “In questo contesto dobbiamo essere coraggiosi difensori della vita umana. Solo così, unendo le nostre forze, riusciremo ad arginare l’avanzamento della cultura della morte”.
Ho voluto qui ricordare alcuni passaggi, particolarmente significativi, del Magistero di mons. Zimowski, tuttavia credo fermamente che l’insegnamento più importante sia nel suo modo appassionato, coraggioso e, al tempo stesso, anche semplice e diretto di affrontare i grandi temi della fede, della vita e della sofferenza umana, ma anche per la sua testimonianza di vita e per come lui stesso, ha saputo affrontare, con fede e grande dignità, la sofferenza e la morte.
Mons. Zimowski lascia in noi medici ed operatori sanitari un grande vuoto, in quanto rappresentava uno straordinario punto di riferimento e, per molti di noi, oserei dire anche un caro amico. Egli amava ripetere “Dio non ci abbandona mai!” e noi, a nostra volta, siamo certi che neanche Lui ci abbandonerà mai, ma continuerà a seguirci dal cielo, così come ha fatto nella vita terrena. Ecco perchè confidiamo che il suo sostegno e la sua benedizione continueranno ancora a sostenerci, nella nostra missione di medici; in modo particolare, in questi nostri tempi così tormentati e difficili. E così, proprio grazie alla Sua benevola intercessione, potremo sperimentare, ogni giorno di più, la gioia profonda che nasce dall’amore per i nostri fratelli più piccoli: embrioni, malati terminali, portatori di handicap, sofferenti nel corpo e nella mente… nei cui occhi splende la luce del Cristo vivente.
Sì, perché solo così, noi medici, potremo mantenere fede al suo straordinario esempio ed insegnamento di vita: “Non ministrari sed ministrare!”
Franco Balzaretti
http://internationalfiamc.blogspot.com.es/2016/03/pictures-msgr-zimowski.html
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